mercoledì 21 aprile 2021

ExPerimenti

Ripropongo un argomento affrontato in passato e sempre attuale. 
(tempo di lettura 3 minuti)

Nel campo della psicologia sociale, sono stati condotti numerosi esperimenti nel tentativo di spiegare il rapporto tra potere e subordinazione, tra maggioranza e minoranza, tra collaborazionisti e "ribelli".
Alcuni di questi hanno dato risultati sorprendenti, sono stati replicati e ampliati, confermando la loro validità. 
Nel 1956 fu Solomon Asch a condurre un esperimento destinato a dargli larga fama: un esperimento in cui perfino una banale opinione, priva di qualsiasi conseguenza positiva o negativa per il soggetto, era fortemente influenzata dall'opinione errata della maggioranza. 

I partecipanti erano in combutta con il ricercatore, tranne uno, completamente ignaro della macchinazione ordita nei suoi confronti. Il compito assegnato consisteva nell’effettuare comparazioni tra una scheda con una sola linea e un’altra scheda che ne aveva invece tre, indovinando quale di esse fosse identica alla prima. Il colpo di genio consisteva nel fatto che, a un certo punto, i complici cominciavano sistematicamente a dare la stessa risposta palesemente errata. Il soggetto del test, vedendo che tutti gli altri erano concordi nel dare una risposta errata, cominciò pertanto a uniformarsi, dando a sua volta la soluzione sbagliata (ma condivisa da tutti). Nell'esperimento originale di Asch, il 75% del campione si conformò almeno una volta alla pressione del gruppo (il 5% dei soggetti si adeguò ad ogni singola ripetizione della prova) e solo il 25% dei partecipanti non si conformò alla maggioranza.
Al termine degli esperimenti, ai partecipanti fu chiesto perché avessero deciso di conformarsi al resto del gruppo: la motivazione il più delle volte espressa, era quella di non voler essere giudicati negativamente dallo sperimentatore e/o dai colleghi del gruppo.
L’esperimento di Asch sul conformarsi degli individui alle opinioni delle maggioranze è stato confermato da altre ricerche, tra cui spicca l’esperimento di un suo allievo compiuto 5 anni più tardi. 

Stanley Milgram, realizzò un esperimento destinato alla notorietà internazionale (ne sono stati tratti un romanzo, diversi documentari e una canzone di Peter Gabriel). In questo caso l’ignaro partecipante veniva messo ai comandi di quello che gli veniva presentato come un generatore di corrente, in realtà inattivo. Un’altra persona, complice dello sperimentatore, era seduta su una sorta di sedia elettrica ed era chiamata a rispondere ad alcune domande. Quando sbagliava, lo sperimentatore presentato come figura autorevole, chiedeva al partecipante di somministrargli scosse elettriche a scopo educativo. Anche quando la “vittima” fingeva dolore e implorava di finirla “l’insegnante”, incentivato dall'autorità, continuava a somministrare le scosse, di intensità crescente. I risultati variano in dipendenza della distanza fisica dalla “vittima”, ma fino a due terzi dei soggetti testati arriva sempre a rilasciare la scossa ritenuta più forte. Una sua variante più recente, di cui ha dato notizia il Journal of Personality, ha mostrato che le persone più facilmente disponibili a fare del male al prossimo sono quelle descritte come più coscienziose e gentili.

Questi ed altri esperimenti, come quelli meno noti ma altrettanto interessanti di Sherif e Zimbardo (che non ho descritto per non fare il sermone) , mostrano la vera personalità degli esseri umani; ci insegnano che i loro meccanismi cerebrali li predispongono (o, per essere più precisi, predispongano la maggior parte di essi) a far parte di un gruppo che non hanno scelto, a calarsi nel ruolo assegnato loro in quel gruppo, a demonizzare gli altri gruppi e chi ne fa parte, (Zimbardo e Sherif) ad adeguarsi al gruppo anche quando esso è manifestamente in errore, a obbedire all’autorità anche quando questa richiede comportamenti assolutamente ingiustificati (Ash e Milgram).

Chi fa parte di un gruppo deve avere e mantenere la capacità di preservarlo dalle derive, possibili perché profondamente inscritte nella nostra parte più istintiva e irrazionale, quella che si attiva soprattutto stimolando i sensi e sollecitando la paura.

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