martedì 22 dicembre 2015

Life top alternative chart

Fine anno, periodo di classifiche, quelle che un po', per la verità, non amiamo. Eppure in una delle pagine delle A chart di AGM Magazine al n 7 Life-sound-of-universe  di Marco Brama, uno dei dischi più originali dell'anno. Vita dura per la musica sperimentale fuori dal mercato principale. Chi non ha molti fondi (o nessuno) da investire in promozione rischia di essere emarginato anche dalla stampa specializzata. Eppure è proprio tra la musica autoprodotta e le etichette indie che troviamo le proposte migliori ed quella in questione è italiana. Forse è il momento di guardare al nostro territorio come fonte primaria e non come deposito per cover e copie del mercato mainstream. Speriamo il 2016 porti un po' di illuminazione tra i distributori.

CS 2015

fonte agmm

mercoledì 30 settembre 2015

Indagine eco-performativa - Paolo Angelosanto 6 ottobre 2015 - 19.00

E come al solito grandi cose!! L'artista e curatrice Carla Paiolo ci ha abituato bene e conferma il suo standard qualitativo altissimo. Dopo l'intensa mostra di Neriman Polat, l'artista turca che ha visto le sue opere esposte in luoghi prestigiosi in tutto il mondo, è il momento di puntare gli occhi su Paolo Angelosanto che, dopo aver esposto nelle più importanti rassegne e gallerie, si muove verso la Spagna con questo duplice evento in contemporanea: una residenza d'artista a Gijion e la mostra personale a Viterbo: "Indagine eco-performativa". L'inaugurazione si terrà il giorno 6 ottobre 2015 alle 19.00 presso la galleria d'arte contemporanea disambigua artspace, nell'ambito del progetto di collaborazione tra PACA_ Proyectos Artisticos Casa Antonino e disambigua artspace, che prevede una residenza d'artista di Angelosanto nel mese di ottobre 2015.
Un evento da non perdere che consigliamo caldamente a tutti gli appassionati di arte, ma anche a chi volesse semplicemente scoprire dove si sta muovento il mondo dell'arte o volesse respirare anche solo per poco tempo un'atmosfera internazionale a Viterbo.
生态表演式探究/保罗·安杰罗桑托
Disambigua art-space presenta, all’interno del suo spazio, le linee guida di matrice segnica del progetto di residenza “Indagine eco-performativa” di Paolo Angelosanto, che si svolgerà contemporaneamente presso PACA_ Proyectos Artisticos Casa Antonino, a Gijón, Spagna. (…)
Residenza d’artista: “Indagine eco-performativa” di Paolo Angelosanto – PACA - Spagna, Gijion (Ottobre 2015)
Mostra personale: “Indagine eco-performativa” di Paolo Angelosanto - disambigua - Italia, Viterbo (dal 6.10.2015 al 24.10.2015) 
Progetto di collaborazione “Segnale periferico-partecipato” tra PACA_ Proyectos Artisticos Casa Antonino e disambigua artspace
生态表演式探究/保罗·安杰罗桑托
INDAGINE ECO-PERFORMATIVA 
mostra personale di Paolo Angelosanto
a cura di Carla Paiolo 
6 ottobre 2015. ore19.00 | dal 6.10.2015 al24.10.2015
disambigua artspace | Via delle Fabbriche 47. 01100. Viterbo
mob: +39 3475476404 info@disambiguartspace.com
Aperto martedì-domenica ore 10-13 e 16-21 o su appuntamento. Chiuso i festivi.

martedì 8 settembre 2015

Sempre...

fermare le proprie routine e ripetete l'operazione quando necessario... questo è importante per tutti a tutti i livelli e in tutte le a-eccezioni...

martedì 25 agosto 2015

Gender?

I generi musicali, cinematografici, letterari, pittorici, sono una convenzione industriale inoculata e assimilata attraverso i media e la storia... sono la regolarizzazione di linguaggi standard e non incidenti di percorso come qualcuno pensa, ma proprio una struttura a target da cui è difficile uscire... soprattutto per gli artisti.

Pezzi di ricambio

Oltre l'assurda parte
dimenticati piccoli tatti
e scossoni e urla
oltre lacrime ed eventi
oltre lo shock di un istante
fagocitato da carne, deglutito da stomaci
oltre ogni uomo che non visse
giorni notti ere spiraglio
ma solo pigri borbottii
e latte e sudore
lontano da bolle e pellicola
qui dove esisto:
il silenzio nutre sé stesso,
maturo e sazio di rugosità pelose.
Immagine stanca e brividi e stoltezze,
onde sassi,
turbinio e fremito,
una pancia sazia
che nel trasparente liquido fai vita
e dolore.

Marco Brama

mercoledì 12 agosto 2015

Ci facciamo le bue...

Una ricerca Ipsos Mori condotta nel Regno Unito dimostra come il nostro sia il Paese più ignorante d'Europa.
Nel nostro Paese si crede che il 30% della popolazione sia composta da immigrati (in realtà è il 7 ed è una delle più basse d'Europa), di questi si ritiene che il 20% siano musulmani (sono appena il 4% del totale) e che i disoccupati siano il 49 percento (sono circa l'11% e dal 1980 ben 12 volte è stato raggiunto lo stesso livello). Questo non vuol dire che funzioni tutto, ma sicuramente c'è un allarmismo talvolta ingiustificato.
La politica degli allarmismi ha grande presa su elettori molto ignoranti e non esiste dato statistico che sembra in grado di cambiarne la percezione. Ed è ovvio quanto faccia comodo a certi partiti; c'è ovviamente responsabilità da parte del sistema dell'informazione che preferisce cavalcare ogni pseudo-emergenza e continuare a raccogliere notizie sugli stessi argomenti che hanno presa sulle masse.
In realtà alcuni indicatori (come il rapporto Deficit/PIL) sono i migliori da 30 anni, ma i giornali tendono a nasconderli, mettendo in evidenza come il debito sia aumentato, ma non come conseguentemente sia aumentato anche il PIL rendendo la proporzione non certo drammatica all'interno di un sistema economico così strutturato. (Non che il sistema ci piaccia, ma all'interno delle regole siamo in una buona posizione).
Quello che spaventa di più, da altri sondaggi, è come statisticamente il 95% degli italiani non legge neanche un libro l'anno (non valgono fumetti, cruciverba, harmony...), non va mai a teatro, non visita mai i musei e non va alle mostre. Uniche eccezioni: cinema (ma il 95% è di intrattenimento), concerti (ma solo lo 0,05% è classica), discoteche e pub. Solo il 40% scrive correttamente in italiano, solo il 38% è in grado di affrontare una conversazione in un'altra lingua (e non so di questi quanti lo facciano bene), solo il 5% cerca le fonti delle notizie, e solo il 5% sa riconoscere una notizia falsa, pretestuosa o propagandistica da una vera.

martedì 28 luglio 2015

Provincialismo

Storia di un'Italia che non è nazione, ma un insieme di piccoli comuni, retaggio di un medioevo che fu. Se forse un po' si salva Milano, il resto d'Italia è proprio messo male! Realtà microscopiche che dovrebbero essere gioielli incastonati in un territorio ricco di tradizioni e cultura, calamite per i cervelli di tutto il mondo, fari nella notte per tutte le anime libere ispirate dalle muse. Invece si tratta quasi ovunque di piccole realtà gestite da amministrazioni superficiali raramente in grado di intuire e valorizzare appieno le potenzialità delle proprie ricchezze anche umane. Si riduce tutto ad un racconto fatto di piccole cose: borghi medioevali, piazze, olio, vino, caciotte e latte. Beninteso, beni preziosi, d'eccellenza, ma che da un po' di anni vengono troppo spesso accostati grossolanamente all'arte. Come se lo scopo ultimo di un artista fosse promuovere il territorio. Quello che sfugge alla massa è che musicisti, pittori, scultori, performer, scrittori, non hanno confini! Raccontano il proprio io, la propria ricerca al mondo intero, senza limiti spazio-temporali. Gli artisti non hanno armi per combattere, ma solo le loro idee! Per competere con il resto del mondo devono però trovare quello che in Italia manca, soprattutto a livello provinciale, ovvero professionisti della cultura che si occupano di terza pagina in modo serio e lungimirante scegliendo con cura cosa raccontare e dove spostare le attenzioni del grande pubblico. Ma un paese pieno di Blogger improvvisati, pubblicisti mal pagati, giornalisti spesso pilotati dal politichese, costretti per vivere a scrivere di sport, incidenti stradali, maltempo, manifestazioni, ricette, pet therapy, razzismo, non possono rappresentare e parlare di arte, musica, poesia, bel canto, danza, cinema. Non possono! Non possono trattare la danza come fosse promozione territoriale, sport o cucina. Stesso dicasi per i direttori di giornale, che devono affidare la pagina culturale ad esperti e non limitarsi a selezionare le informazioni in base ai propri gusti, alle simpatie o a quello che ritengono garantirà più click e visibilità alla testata, magari solo liquida. Questo è del tutto provinciale, limitato e limitante, perché così facendo sono all'ordine del giorno articoli che parlano di sodalizi perfetti, indissolubili connubi tra porchetta e libri, quadri e salsicce, musica e birra, piuttosto che racconti di veri artisti che all'estero sarebbero valorizzati e apprezzati.  Ad ognuno il suo mestiere, anzi, ad ognuno il suo settore!
CS/gup

martedì 21 luglio 2015

Spokenword Project - 5 Agosto 2015 Anfiteatro di Sutri (VT) ore 22.00

Quello che rende speciale un evento è la passione, l'alchimia che si crea su un palco, le emozioni che si trasmettono al pubblico. Questo è quello che porta in scena il progetto Spokenword. La poesia di Alessandro Vettori che incontra le esperienze variegate di grandi musicisti in un connubio perfetto. Non un concerto, non uno spettacolo teatrale, ma qualcosa che sposta le abituali consuetudini verso territori inattesi. Un racconto sottolineato, accompagnato dalla musica, che non è un tappeto banale, ma il completamento di un'idea. Difficile da descrivere, semplice e piacevole da vivere. Sì, vivere! Perché non si tratta di subire passivamente un concerto, ma immergersi in uno spettacolo che trasporta in altri territori. Una musica descrittiva e viscerale che spazia in generi battuti e non, seguendo il filo conduttore che fa da collante che è la poesia. Una fiducia che porta tutti i protagonisti lontano dall'ovvio, dallo standard, dal cliché, per esplorare, confrontarsi con l'insolito, come solo i grandi artisti sanno fare. Abbiamo potuto ascoltare in anticipo il progetto alla Bottega del Drago e l'idea è valida, coinvolgente, piacevole e trasversale e in questa configurazione trova la sua compiutezza. Uno spettacolo di grande pregio, ma per niente autoreferenziale e noioso! Ecco, questo è quello che ci piace trovare in giro per l'Italia! 
Sul palco artisti che hanno già collaborato con lo scrittore: Aldo Bassi, Marco Brama (autore della colonna sonora dello spettacolo #madeofwords sempre di Alessandro Vettori), Mauro Dolci, Sergio Fabrizi, Daria Giomma (suoi gli interventi danzati in #madeofwords), Luca Mosconi, Angelo Piferi De Simoni, Claudia Putzu, Simone Salza, Alessandro Vettori. 
Da non perdere! 
CS/gup

sabato 11 luglio 2015

Nascono gli Spokenword

Chi l'ha detto che non c'è più chi cerca di raccontare un percorso alternativo? Ecco gli Spokenword, un progetto collettivo in cui parole e poesia si miscelano con la musica. Una musica eterea, a tratti sospesa, ma che si fonde con il parlato. Non è rap, non è cantato, non è recitato, è lo spokeword che si sperimentava negli anni 70, ma con uno stile del tutto personale. Un progetto interessante che ha molto da dire e grandi margini di crescita e di cui parleremo in abbondanza dopo l'evento all'anfiteatro mitreo dell'antichissima città di Sutri del 5 Agosto. Un in bocca al lupo da CS!!
Maila
Aggiungi didascalia

Quello che va detto

Questo sistema è piegato all'economia. Non c'è nessun'altra verità. È oggettivamente più valido qualcosa o qualcuno che ha un valore economico maggiore. Questo è un mondo autoritario, gerarchico, maschilista, che sceglie preferendo sempre il valore economico a quello artistico. Un sistema che schiaccia i più piccoli, che elimina dal racconto l'unico, il piccolo, l'eccezionale. Quello che studieranno i nostri figli in futuro, sarà sempre il racconto di una scelta arbitraria e maggioritaria. E il problema è proprio che il sapere è governato da chi concepisce il sistema come appannaggio delle maggioranze egalitarie e non delle diversità minoritarie. Quindi un mondo livellato, incasellato che tende all'uguaglianza, all'omologazione collettiva. Il sapere non può essere oggettivo!  La verità non è nera, non è priva di colori, anzi il mondo è un vero e proprio arcobaleno...
Liutprà

sabato 4 luglio 2015

Life Sound of Universe Marco Brama


È in distribuzione mondiale “Life – Sound of Universe” di Marco Brama. Dopo il video album online finalmente viene pubblicato l’album completo prodotto dalla CS Records. Il lavoro, composto di 13 tracce da cui sono stati estratti vari singoli, è come nelle consuetudini dell’autore, un Concept album. La sua BAM, Brain Avantgarde Music, è giunta a maturità e mostra perfettamente le idee, l’approccio alla musica del compositore. Un avvicinamento trasversale all’arte dei suoni, una commistione di elementi, armonie, timbri, ritmi, strumenti, provenienti da tutti i “percorsi paralleli” della musica, dove il pianoforte e le tastiere rappresentano il collante dell’intero album. Life – Sound of Universe, rappresenta un lavoro maturo, una grande padronanza delle tecniche compositive e dell’arrangiamento, ad un anno dall’album “Fantastic Colours”, una pregevole composizione sinfonica che infonde energia e innovazione nella musica d’avanguardia. Un lavoro che ancora una volta fa da apripista per un connubio tra alto e basso, tra sperimentale e codificato, tra classica e jazz, tra elettronica e acustica. Life è un album non banale e che offre molte chiavi di lettura svelando ad ogni ascolto, nuovi e preziosi elementi disseminati nel gioco polifonico a cui ci sottopone il compositore. Interessante sapere che usciranno nei prossimi mesi quasi tutti i suoi album del passato, rieditati e rimasterizzati, da “Psike & Electra” a “Teatro dell’equilibrio”. Aspettiamo impazienti! 

Il disco nel dettaglio

Si apre con “Life” un brano che inizia quasi in sordina, uno sviluppo armonico e sonoro che rappresenta la vita che cresce. Un’apertura che arriva inattesa lasciando esterrefatti, descrittiva, evocativa, intensa. “Ego” ci proietta in territori inesplorati, in un equilibrio perfetto tra l’elettronica più “spinta” e l’ambient che strizza l’occhio a Satie. “Rêverie” è il prototipo di brano BAM, e con il suo titolo la dice lunga sulla poetica e sullo stile armonico “generale” che, sotto la superficie stratificata, lascia intravedere Debussy. Una parte centrale sperimentale con il ritmo raddoppiato e le sue armonie jazz, è incorniciata da elementi classici ed elettronici di grande respiro. “Cercare” è un loop “eterno” in crescendo, sull’idea di un Bolero intimista che riesce a portare l’ascoltatore lontano dalla realtà. “BAM – olio su acqua” è l’ennesima provocazione ben riuscita. Il brano, come tutto l’album, è accompagnato da un lavoro di videoarte eloquente e che lascia spiazzati. Una composizione con una parte centrale classica, stavolta incorniciata a specchio da armonie jazz ed elettroniche. “Art of Sound” è minimalista, misterioso, pulito, autoreferenziale, un omaggio agli Art of Noise a trenta anni di distanza dal loro “Moments in love”. “Elektroclypse” divide il disco in due parti ideali. Un pezzo che sembra non arrivare mai ad un punto di svolta. Un’introduzione lunghissima, senza basso, con un ripetitivo, quanto incalzante, synth che non si riesce ad intuire dove condurrà. E ovviamente giunge a qualcosa di decisamente inatteso. “Mom” sposta nuovamente l’accento nei territori dell’ambient music. Uno di quei rari brani che potrebbe non finire mai. Un vero e proprio viaggio etereo e sognante, dove il basso sintetico si contrappone a tutto, quasi una voce che ripete incessantemente mom: mamma. “Dad” è invece violento, classico, ai limiti del kitch, ma con una parte centrale delicatissima che “spiega” tutta la composizione e l’arrangiamento. “Melting Pop” è uno di quei pezzi che arriva come una spada. Una fusion rivoluzionata e reinventata, velocissima, con la melodia affidata al basso. Divertente e delirante! “Percorsi Paralleli” rimanda al mondo della lounge music anche se con elementi nuovi e soprattutto un “discorso” che si dispiega e non viene ripetuto. “See” è l’ennesimo brano BAM dell’album, forse il più sperimentale e il più distante da tutte le strutture, le armonie, le idee convenzionali, i cliché e gli stereotipi della musica di genere. Un viaggio che dà nuova linfa vitale all’intero lavoro. Conclude l’album “The Other Wave” il brano più elettronico dell’intero lavoro e al contempo il più energico. Sempre sulle indicazioni strutturali BAM ma invertite, quindi una parte rallentata centrale che sembra indicare le infinite combinazioni di questo “pseudo-genere”. 

Simone Salza

Sito Ufficiale

Official Store
Pagina Artista su Spotify
Myspace
Youtube
Soundcloud 
Virtual Audio su Soundcloud
Linkedin
PaginaFacebook 
Talking Project su Facebook
Twitter 
Talking Project su Twitter 
Virtual Audio su Twitter
Ufficio Stampa

domenica 21 giugno 2015

DISTORIA - Filosofia di fondo e spiegazione

Dopo l'articolo di presentazione del saggio Distoria - per una crono conoscenza dell'uomo di Marco Brama, torniamo nuovamente ad occuparci di questo testo così insolito di cui abbiamo ricevuto finalmente la copia cartacea. Tutto ciò che si è detto su questo breve saggio è lungi dall'essere risolto. Quello che è estremamente interessante, è osservare come l'autore metta a disposizione del lettore strumenti nuovi per analizzare l'uomo, o meglio, come proponga un cambio di prospettiva globale. Il testo mette in primo piano la biodiversità come elemento imprescindibile della natura. In natura il mondo è abitato da miliardi di esseri viventi sempre diversi tra loro, e questo è innegabile perché scientificamente dimostrato dal DNA. Ogni essere umano, conseguentemente, è sempre unico e questo è incontestabile e dimostrato dal fatto che non esistono in natura due esseri viventi uguali, identici e la loro copia è realizzabile solo con un procedimento artificiale: la clonazione. Quindi in natura ogni essere umano è necessariamente diverso da chiunque altro. In conclusione, in natura la diversità è la norma, o meglio, la diversità è natura, naturale, normale ed essendo l'uomo natura, tutti i suoi comportamenti sono conseguentemente naturali. Quello che viene evidenziato è come la storia e la religione abbiano nei millenni convinto il genere umano che tutti gli uomini siano uguali, o meglio dovrebbero cercare di esserlo, ma questa, secondo l'autore, è la distorsione conseguente alla più grande menzogna mai raccontata e perpetrata nei confronti dell'uomo e della donna. Un mondo tutto uguale sarebbe grigio, piatto, senza biodiversità e quindi abitato da esseri identici che si comporterebbero sempre nello stesso modo. Quando una società regolarizza la convivenza, stabilisce un ordine e delle leggi. Viene in sintesi stabilito cosa sia giusto e cosa sia sbagliato: viene selezionato, raccontato e storicizzato ciò che deve essere considerato "normale". Gli individui in disaccordo, che diventano dopo la regolarizzazione conseguentemente minoranza, dovranno adeguarsi a quanto stabilito e tendere verso il nuovo e arbitrario riferimento della maggioranza. Ovvero, un leader stabilisce quali sono i canoni da rispettare per pensarla "uguale" a lui e tutti devono adeguarsi, tendere verso quella regola e diventare "uguali" ai canoni prestabiliti. Ma questo non è mai perfettamente realizzabile, perché in natura non esiste uguaglianza. Quindi raggiungerla e diventare identici al leader che ha stabilito i suoi principi di normalità, sarà sempre impossibile e si genererà un terribile e discriminante principio di tolleranza per il "quasi uguale". Concludendo: la storia non ha mai prodotto società perfette, perché è basata su un'idea di fondo contro natura, innaturale, perché non sarà mai possibile essere uguali gli uni agli altri. E se questo è, effettivamente, scientificamente incontestabile, diventa altrettanto evidente come al principio di tolleranza per il quasi uguale, debba essere sostituito il principio di rispetto per le diversità. E se, come mette in chiaro l'autore, il sesso è alla base della vita, del piano di "creazione" (anche se l'autore parla principalmente di evoluzione), e viene praticato in natura non solo per la procreazione, ma anche per il piacere e per evitare lotte mortali tra leader rivali, viene da chiedersi: ma è contro natura praticare sesso, come iscritto biologicamente nel DNA anche tra persone dello stesso sesso, o è contro natura il fatto che un religioso di qualsiasi confessione decida a priori di non praticare sesso né per il piacere, né per la procreazione? Quindi un totale ribaltamento dell'idea di storia, di società, di normalità. Il libro tratta un'infinità di argomenti, anche se in modo molto concentrato, e non si limita a queste considerazioni. Parla di economia, guerra, arte, inquinamento, politica, istruzione, psicologia e molto altro, in modo coerente e logico, basando il ragionamento non solo su questa visione di fondo, che resta comunque il motore del saggio, ma anche su principi valutativi di tipo qualitativo e non quantitativo. Quel che ci sembra però estremamente interessante e rilevante, non è tanto il modo in cui è scritto, quanto proprio questo punto di vista proposto e perfettamente delineato, diametralmente opposto a quello attuale e storico, che spiegherebbe, per l'autore, il perché di tutti i problemi e di tutte le imperfezioni delle società storiche. Il finale del libro ipotizza una terza fase del genere umano, chiamata fase Distorica, di cui vengono definite le linee guida per realizzare una società perfetta. Lo scritto potrebbe diventare il cavallo di battaglia di tutte le minoranze se venisse presa come base di partenza questa nuova idea, ma probabilmente il libro, con una distribuzione così limitata, non raggiungerà il grande pubblico e non porterà grandi cambiamenti, ma sicuramente resterà un punto di partenza imprescindibile per il futuro, per un nuovo corso storico, in cui lo scopo della società sia la conoscenza e la convivenza biosostenibile che porti ad un nuovo sistema organizzato e perfetto, solidale, ecocompatibile, non piramidale, non maschilista, con un'economia svincolata da guerre e petrolio. 

CS/gup e gli studenti del DAMS dell'Università degli studi Roma Tre



mercoledì 17 giugno 2015

Dove vivere...

Non è il luogo dove si vive a rendere le persone più sensibili, ma le esperienze che accrescono la sensibilità ad esplorare i "non luoghi"! Puoi vivere anche a New York ed essere un perfetto idiota di provincia.

lunedì 15 giugno 2015

Play different!!

In un sistema di natura perfetto, quello della Creazione (o quello dell'evoluzione), ogni essere vivente, ogni uomo, ogni donna, ha un codice genetico diverso, unico e irripetibile. Questo indica scientificamente e inequivocabilmente che siamo tutti diversi gli uni dagli altri e la diversità biologica è alla base di ogni esistenza. Noi non siamo affatto uguali e non dobbiamo tollerarci! Io in effetti non tollero un ignorante reazionario che non sa neanche ragionare: lo rispetto. Rispetto la sua condizione di diversità. Egli è diverso da me, perché il suo dna è diverso dal mio e da quello di chiunque altro, perché non ragiona come me, non conosce le cose che conosco io, le sue esperienze e il suo contesto sono diversi dai miei e viceversa. L'unica cosa che posso fare per queste persone che ragionano inconsapevolmente contro natura, è ricordargli che la perfezione della creazione (o dell'evoluzione) non sono contestabili. Dio, o chi per lui/lei, ci ha donato un corredo genetico unico e irripetibile e per tanto la normalità e la natura, ci indicano inequivocabilmente, senza possibilità di appello, attraverso il DNA, che siamo tutti diversi, unici e irripetibili e dobbiamo rispettarci per quello che siamo. L'uguaglianza è una costruzione umana, architettata dal maschio e perpetrata con la coercizione, sostenuta successivamente dalla storia asservita alla forza, al potere del leader, e che genera immediatamente maggioranze e minoranze, classi sociali, ricchi e poveri, intolleranza o tolleranza per il "quasi uguale" alle regole, all'idea, in quel momento dominante, di normale, stabilita in base a criteri del tutto ridicoli e privi di fondamento scientifico. Come se tutti avessimo la stessa gradazione di colore della pelle, stessi occhi, capelli, naso, bocca, sesso, altezza, numero di nei, religione, idee etc.... Questo è del tutto contro natura perché arbitrariamente stabilito, non preesistente. Se un Dio o una Dea si fossero scomodati a creare la specie umana, perché avrebbero creato un DNA sempre diverso? Potevano crearne uno sempre uguale come le automobili fatte in serie! Più comodo, pratico e facilmente replicabile. E perché scomodarsi a creare uomini e donne? Perché non creare una macchina completa che non ha bisogno di nulla per essere "compiuta"? Perché non creare direttamente un essere ermafrodita capace di fare tutto da solo? Perché inserire nel maschio l'eterosoma femminile X? Potevano fare XX e YY e invece no! Il maschio ha un cromosoma sessuale, eterosoma, femminile! Ci hanno fornito un DNA infinitamente ricombinabile. E perché creare più donne che uomini? Questo perché la donna, che ci raccontano essere un sottoprodotto di Adamo, nata dalla sua costola, è in realtà in grado di fare tutto anche da sola. L'uomo serve solo per il suo seme ed è progettato per diffonderlo il più possibile per placare i propri istinti, il proprio desiderio incontrollabile che trova appagamento anche da solo con l'autoerotismo o con altri uomini. Se in una diatriba tra rivali il maschio, che è più grande, difende la sua compagna incinta, è disposto a morire purché lei, che ha in grembo parte del suo DNA, possa fuggire con il bambino che si sta sviluppando nel suo utero, portarlo alla luce, allattarlo e crescerlo senza bisogno del suo compagno, che si è comunque assicurato una discendenza. Potrà crescere il figlio in una famiglia diversa, magari composta solo da altre donne, dalle sue sorelle, o solo da uomini, i suoi fratelli, figli, amici o ancora in un nuovo contesto in cui non ci sono solo padri e madri, nonni e nonne. La presenza del cromosoma sessuale femminile nell'uomo serve proprio per mitigare la sua naturale violenza alimentata dal testosterone e renderlo più incline, come accade naturalmente nei primati più evoluti tra cui i bonobo forniscono un modello esemplare, a rapporti con il suo stesso sesso per evitare lotte mortali tra maschi. Anche questo è del tutto naturale a livello genetico. Altrimenti la Creazione divina o l'evoluzione naturale avrebbero sbagliato e sarebbero imperfetti. Dio insomma avrebbe commesso un errore e non sarebbe onniscente. Anche riportando questi piccoli esempi, quello che emerge con prepotenza, è come la storia ci ha raccontato in modo deformato le cose. Credo a questo punto, che sia giunto il momento per cambiare! Da ora in poi sarà opportuno sostituire i vecchi concetti innaturali di uguaglianza e tolleranza con i nuovi, ma antichissimi e naturali concetti di diversità e rispetto. 2 SOLE PAROLE: DIVERSITÀ BIOLOGICA E RISPETTO. Marco Brama

giovedì 4 giugno 2015

Distoria - Marco Brama - Breve Analisi

Ho ricevuto in anticipo una copia digitale del saggio "Distoria - Per una crono conoscenza dell'uomo" scritto da Marco Brama, un libricino breve, con una copertina molto accattivante e un titolo che mi ha molto incuriosito. Pensando ad un trattato un po' "furbo" e ben congeniato, ho iniziato la lettura in modo un po' distratto per la verità, prestando poca attenzione a quanto scorreva sotto i miei occhi. Dopo poche pagine però, il ragionamento cominciava a spostarsi in territori così pretenziosi, da costringermi a concentrarmi per capire quanto mai volesse spingersi lontano l'autore. Con un atteggiamento sempre più divertito e critico, ho iniziato una vera e propria sfida con il testo che, in verità, cominciava a delineare un'idea nuova e affascinante. Nel giro di pochi capitoli, con mio stupore, mi sono trovato immerso in un ragionamento lucido e sempre più complesso, oserei dire polifonico, che mi ha costretto al confronto con le mie convinzioni. Ebbene, mi sono imbattuto in qualcosa di completamente coerente e nuovo. In questo breve saggio l'autore riesce a decostruire tutta la storia dell'uomo, tutte le prassi e le convinzioni comuni, portando il lettore in un
territorio inesplorato che era semplicemente dietro l'angolo, nascosto dalle stratificazioni storiche tanto da non essere visibile. Tutto è esposto da un punto di vista diametralmente opposto a quello comune e trattato con un'ottica completamente "diversa", estremamente coerente e affascinante. Arrivato a conclusione, ho avuto l'impressione di aver ricostruito un mosaico le cui tessere esistevano, ma erano state tutte scompaginate, un vero e proprio shock che, dopo la lettura, non mi consentiva più di immaginare nessun'altra realtà possibile e vera. A questo punto è venuta fuori la mia parte razionale ed ho cominciato a rileggere, approfondire e analizzare le migliaia di citazioni contenute, le decine di teorie considerate, gli inumerevoli rimandi a tutte le discipline conosciute inserite in un saggio così breve, per trovare un punto debole, un passaggio che facesse crollare il castello di carte così ben argomentato e costruito. Il risultato? Il libro funziona in ogni punto e sostiene saldamente quanto trattato! Tutto attinge da fonti scientifiche o riconosciute dal mondo accademico. Pur con molte e necessarie ellissi, niente è lasciato al caso o trattato in modo superficiale. Quel che resta, alla fine della lettura, è il senso di stupore per non essere mai riuscito ad osservare le dinamiche sociali, storiche, scientifiche, psicologiche, artistiche e politiche, da questo punto di vista. Resta anche un senso di stordimento per essere stato costretto in così poco tempo a riconsiderare tutto, rendendomi conto di trovarmi in uno squilibrato e assurdo gioco storico che ha distolto il genere umano dalle sue reali esigenze. Superando concezioni moderne e post-moderne, il breve saggio, aprirà sicuramente spazi per riflessioni, dibattiti e farà da apri pista "distorico" per tanti scritti e trattati. Niente, forse, sarà più come prima.

Gian Umberto Pietrangeli

Giudizio di Culture Sharing: Imperdibile

giovedì 7 maggio 2015

Rivelazioni

Comincio a credere che noi tutti sappiamo tutto e possiamo scoprire e fare tutto! Solo che non sappiamo come fare!

Nuove strade ideali

In una società storicizzata, la politica è come un percorso circolare a due corsie e a senso unico. Quando si logora puoi rattopparlo, ma a forza di stratificare, le "toppe"  diventeranno fastidiose, pericolose, e riempiranno inevitabilmente entrambe le carreggiate.  Solo al centro non ci saranno buche e si potrà viaggiare più velocemente, anche se non si raggiungerà mai una metà. Eppure, a ben guardare, in un percorso circolare anche una strada a doppio senso, si logorerà sempre senza portare da nessuna parte. Quindi l'unica vera alternativa sarà volare verso una meta sempre ideale, senza utilizzare più quel sentiero!  Marco Brama

martedì 5 maggio 2015

14-06-2015 Presentazione Libro - Distoria per una crono conoscenza dell'uomo - Marco Brama

Distoria è un sentiero irto, frantumato, scandito da evoluzioni, svolte impreviste e arresti violenti; un cammino a ritroso nel tempo, nella memoria, nell’identità, nella coscienza dell’uomo - imprigionato nel suo narcisistico primato di Soggetto assoluto – e dell’umanità concepita nelle sue fratture e ipocrisie di gender come nel suo statuto di specie antropologicamente, socialmente, culturalmente dominante. È il concetto stesso di origine ad essere chirurgicamente messo in discussione dal testo nel tentativo di ribaltare canoni e convenzioni interpretative, in cerca di nuove suggestioni e coordinate capaci di spiegare l’inesplicabile e l’inesplicato, di confutare il dogma facendo riemergere il rimosso, dando un nome ai non detti che di generazione in generazione continuano a sussurrarci dentro, scardinando l’inafferrabilità del trascendente e, con lo stesso vigore, le monolitiche certezze dell’empirico. Attraverso coraggiose interpretazioni tese a restituire al pensiero artistico antichi primati negati e prospettive storiche, psicologiche e filosofiche che reinquadrano l’uomo e i suoi modelli evolutivi sociali e intellettuali, l’autore
analizza e decostruisce l’individuo, celebrandone la forza creatrice nel fulgore della sua ascesa, nel fragore del suo inesorabile crepuscolo e nella visione di una sua futura, remota rinascita.

Marco Cocco


Interverrà la Dott.ssa Isabella Pomi​

foto di copertina Daniela De Leo​
Un ringraziamento speciale a Patrizia  Menghini, Isabella Pomi, Marco Cocco​, Stefania  Urbani,  Angelo Piferi  De Simoni alias Incompleto Imperfetto​, Claudio  Cavalloro e Fabrizio Cesaretti​.
Un ringraziamento particolare a Sabrina De Simoni e Ba Seck, protagonisti della foto di copertina.

Museo della città e del territorio
Vetralla
Via di Porta Marchetta, 2 01019 

domenica 26 aprile 2015

disambigua artspace THRESHOLD - Neriman Polat - Viterbo 02.05.15 ore19.00


•••••••••••••••••••••••••••••••••• disambigua artspace •••••••••••••••••••••••••••••••••
Viterbo |Virtual D
THRESHOLD
mostra personale di Neriman Polat
a cura di Carla Paiolo e Giorgia Noto
2 maggio 2015. ore19.00 | dal 2.05.2015 al 27.06.2015
catalogo in mostra| progetto grafico di Andrea Bennati
disambigua artspace | Via delle Fabbriche 47. 01100. Viterbo
mob: +39 3475476404 info@disambiguartspace.com
aperto martedì-sabato ore 16-21 o su appuntamento. Chiuso i festivi.
www.disambiguartspace.com

Neriman Polat / Threshold
Threshold è la personale di Neriman Polat, presso disambigua artspace, concepita come
un download mentale di una porzione di spazio fisico-geografico dal quale prende avvio
(locale). È un rilevatore di segno tra i segni, un’allusione costante dei limiti cognitivi di una
società (globale) cablata a singhiozzi per il multitasking.
Il multitasking – che assume qui la sembianza di germe metaforico – è il seme latente che si trova nel senso dell’oltrepassare la “soglia limite”, in un mondo miope e incline al veloce back-up dei dati. Storture alla cui base si situa l’eccesso d’informazione, caratterizzata per lo più da fenomeni censori o spazi mediatici impropriamente esigui (vedi la resistenza delle donne a Kobane), e una contraddizione di fondo che riguarda i fatti stessi. Per Derrida la veridicità di un fatto non si basa sul suo reale accadimento, ma sulla capacità del messaggero di trasmettere quel fatto, l’informazione informa i fatti e mai sui fatti.
Il download mentale dell’artista turca, rilevatore e soglia, vuole provare a scardinare questi occultamenti e costantemente fa riferimento alla difficoltà di riconoscere onestà nella pratica dell’informazione, in un momento storico tra l’altro, come quello attuale, dove in maniera progressiva si sta assistendo ad una sospensione della coscienza e al crollo della percezione del reale. Dove i conflitti rappresentano una prassi che non fa più rumore, dove non si distingue più il sangue e si rimane mobili solo all’interno del proprio segmento di vita.
La personale di Neriman Polat è strutturata considerando i limiti\confini geografici umani in un senso ampio, globale. Infatti, pur tenendo conto del suo stesso Paese d’origine, la Turchia,  eriman Polat ha in mente però una cartina geografica estensiva, anche per questo si è preso a prestito per il lessico quello specifico dell’informatica.
Contestualmente allo spazio espositivo di dimensioni ridotte si frappongono tutti questi concetti attraverso la scelta di un nutrito iter narrativo comprensivo di oggetti (vesti) e
fotografie. Medium ricorrenti nella poetica artistica delle donne. Una griglia d’insieme plasmata su immagini forti che convogliano quasi interamente nell’universo femminile, delineando la misura e il peso delle tematiche trattate.
Neriman Polat sceglie la soglia\threshold come simbolo che identifica la mostra, la calpesta come atto di forte tensione fino a crearne una molteplice opportunità di evasione e di speranza. La soglia del resto rappresenta nella stessa cultura anatolica un luogo sacro e l’artista turca la investe qui come il luogo frontale di denuncia per quei veti imposti dalla religione che collimano con una società ancora fortemente patriarcale. Thershold è volutamente centrata sulla questione di genere, in funzione del fatto che Neriman Polat ripone nell’universo femminile una fiducia sostanziale: la riconfigurazione di una società in grado di trattare le tradizioni come un elemento fondativo, non una giustificazione di senso per qualsiasi genere di oppressione. Un humus culturale specifico che non abbia timore dell’Altro e che veda nella diversità un potenziale incontro.

martedì 7 aprile 2015

Disambigua Artspace presenta: Accettati Volume#1 11-04-2015 ore 19.00

Un altro imperdibile evento! 
La performance/live ACCETTATI VOLUME#1'  di Julien OuryDario SalvagniniFederica Terracina e Incredible Fox, a cura di Carla Paiolo, che si terrà  il giorno 11 aprile alle 19.00, presso la sede di disambigua artspace a Viterbo.
La performance ci introdurrà, con un mélange di musica contemporanea ed elettroacustica, alla celebrazione ed azione orchestrata di un banchetto, pensato per la mostra ‘No fear in Rainbow Avenue’. Qualcosa di intrigante da vivere insieme agli artisti:

Julien Oury (musicista - tuba) - Parigi (Specializzato nella musica della fanfare, suona tuba e trombone. Dal 2013 fa parte di 'La Belle Image' fanfara di musica dell'America del Sud. Attualmente fa parte degli STROMB, dove le sonorità strabilianti delle Conchiglie ci conducono su isole di saperi tribali

Dario Salvagnini (compositore) - Roma. (Fa parte della compagnia teatrale Santasangre di Roma, per il quale è ideatore e compositore delle musiche)

Federica Terracina e Incredible Fox (visual artist) - Parigi ( Artista visiva, utilizza vari medium espressivi, tra cui disegno, pittura e fotografia, fino ad arrivare alla performance. Lavora sostanzialmente per progetti, soprattutto di carattere relazionale, che sono la messa delle sue visioni, volte a creare relazioni con altri artisti ed azioni partecipate)

In foto Dario Salvagnini
disambigua artspace | Via delle Fabbriche 47. 01100. Viterbo
Aperto martedì-domenica ore 10-13 e 16-21 o su appuntamento. Chiuso i festivi.



venerdì 13 marzo 2015

Realmente arte, realmente pensiero

Fisso questo pensiero tramite il linguaggio scritto. Il tentativo di equiparare il pensare filosofico e il pensare artistico, sembra lo scopo di molti pensatori occidentali da molto tempo, ma cosa è "realmente" e come avviene il creare-pensare arte non lo ha mai definito nessun artista in modo compiuto. Quello che in realtà non viene mai considerato è il rapporto tra fare creativo e lavoro nel senso di attività legata ad un godimento economico o gratificazione di pubblico. Comporre un brano liberamente non può essere equiparato a comporre un brano su commissione e soggetto. Voglio dire, immaginate anche un pittore a cui commissionano un quadro a soggetto per un luogo specifico; un affresco sulla passione in una chiesa, la Creazione nella stanza di un ricco signore. L'arte diventa artigianato perché manca il desiderio, il bisogno dell'artista stesso. Il godimento è rappresentato dal riflesso del godimento altrui e dell'aspettativa del giudizio. C'è opera d'arte solo quando il pensiero dell'artista trova compimento e appagamento liberamente, traducendolo in una forma compiuta dopo una scelta materiale non vincolata dall'obiettivo finale. L'opera pittorica o musicale che sia, produce, giunta a conclusione, un effetto soddisfacente e inatteso sull'artista stesso. Ed è realmente valida quando, a distanza di tempo, riesce a mostrare ancora l'idea in modo soddisfacente. Ovviamente l'artista ha una sua idea di partenza, anche il musicista che prefigura il brano, lo vede realmente, lo traduce in immagini legate allo strumento, al movimento che compieranno le sue mani, ma prefigura anche l'atto dell'ascolto sentendo prima ancora della traduzione esecutiva i suoni nella loro stratificazione polifonica, la pressione dei tasti, il muovere un archetto, il sedersi su uno sgabello freddo di un'arpa, stringere una penna, toccare la carta pentagrammata. Stesso farà il pittore con gli odori dei diluenti, dei colori, i sensi del tatto. Tutto questo accade anche se si crea un brano su commissione, ma manca la libertà associativa; la selezione dei materiali, i timbri degli strumenti, il tempo, le armonie sono già piegate al risultato. Comporre un brano malinconico, magari per un film, a sottolineare una solitudine compiaciuta di fronte ad un orizzonte al tramonto, implica una selezione di stilemi già consolidati. In realtà quindi l'artista seleziona soltanto alcuni di questi tasselli e li riassembla senza potersi discostare da quello che è il risultato atteso e la tipologia di brano associato a quella sensazione, per quello scopo. Ora l'atto di comporre liberamente, o dipingere un quadro senza scopo prefissato o ricavo economico, è ben diverso. È una necessità, un attimo in cui il pensiero e le parole si piegano al risultato che è già nell'aria, è già pronto e deve essere solo fissato come questo ragionamento in forma scritta attraverso un linguaggio standardizzato e valido per tutti, o quasi. Il linguaggio è in realtà un adattamento sociale del pensare con, appunto, finalità legate alla comunicazione. Stesso ragionamento vale per l'arte che però può farlo su un gradino più alto, superiore rispetto al ragionamento filosofico: l'artista, libero, può assemblare, plasmare, associare materiali a piacimento, senza un ordine apparentemente logico. Un musicista può utilizzare rumori, annullare il tempo, le regole armoniche, sfruttare il silenzio come una pagina bianca di un poeta, senza rinunciare al significato del suo inconscio; il filosofo al contrario è sempre vincolato al ragionamento e alla sua divulgazione in una forma necessariamente comprensibile, altrimenti non avrà raggiunto il suo scopo.Il fine dell'artista è invece permettere agli altri di entrare nel suo cervello e nel farlo l'unica preoccupazione sarà essere completamente superiore ai vincoli, senza necessariamente abbandonarli, ma coscientemente sentirli.
Marco Brama

domenica 8 marzo 2015

14 Marzo 2015 Disambigua Artspace presenta: “No Fear in Rainbow Avenue”

Fermento alle stelle per la seconda mostra organizzata da Disambigua Artspace, la nuova galleria d'Arte Contemporanea di Viterbo che ha aperto con un grande quanto inaspettato successo di critica e pubblico. In pochissimo tempo Disambigua ha dimostrato a tutti che proporre qualcosa di grande spessore a Viterbo è possibile! La galleria si è proposta da subito come un luogo speciale, unico e che non scende a compromessi e questo è stato notato dagli addetti ai lavori, dagli appassionati d'arte, ma anche da semplici curiosi che sono accorsi numerosi. Per chi non lo sapesse ancora, Disambigua è uno spazio che ospita eventi, mostre, anteprime, rassegne e dove ogni giorno si respira aria di novità, si possono incontrare persone interessanti e l'arte può manifestarsi in modi sempre nuovi, a volte anche in improvvise quanto coinvolgenti performance di artisti legati alle più disparate forme espressive. L'arte scorre incessante nelle opere selezionate da Carla Paiolo, artista e curatrice che non finisce mai di stupire con la sua sensibilità, originalità e con il suo occhio attento e capace di guardare oltre. Il 14 Marzo 2015 alle 19.00 si apre la personale di Federica Terracina e Incredible Fox, una mostra che ci proietterà in quei luoghi nascosti, intimi, spaventosi, che conosciamo, ma che cerchiamo di rimuovere continuamente e che qui saranno finalmente liberati trasformando il fine dell'arte in un fine-in-vista. Il significato dell'opera non sarà più un semplice punto di arrivo, ma significato della tendenza che si sviluppa incessantemente e questo grazie ad Artisti che hanno il coraggio di mostrarsi totalmente, interrogare e interrogarsi. Sarà un occasione, per noi fruitori, di ampliare l'esperienza. Esperienza estetica che qui finalmente acquisisce un nuovo senso, talmente ampio da diventare sinonimo di Vita, Storia, Natura, Uomo, Universo.

Culture Sharing

Disambigua Artspace, Via delle Fabbriche 47 Viterbo
Vernissage Sabato 14 Marzo 2015 ore 19.00


venerdì 6 marzo 2015

14 marzo 2015 - Personale di Federica Terracina e Incredible Fox

No fear in Rainbow Avenue è la personale di Federica Terracina e Incredible Fox che mette in scena una multi-visione del terrore, acquisito in termini individuali e sollecitato nell’altro mediante un progetto di carattere relazionale: Accettati. 

La natura duplice con cui l’artista riferisce di se stessa - come essere umano e al contempo creatura selvaggia individuata nella figura di Incredible Fox - ravvisa una sana e operosa attitudine visionaria, mantenuta viva da un’appassionata ironia, tagliente e sottile come conviene agli armamenti più elaborati. Incredible Fox non è una mera proiezione visionaria del sé, piuttosto un adulto riconoscimento dell’alterità acquisito dopo lunga gestazione e messo in grado di condurre una vita propria. Un ‘soggetto altro’ dalle nitide sembianze con il quale ‘vivere insieme’, con il distacco che consente di assimilare trazioni umorali e sollecitazioni, come contingenze utili alla crescita personale.

Una singolare predisposizione al doppio, quella di Federica Terracina, che consente il verificarsi di uno stato-in-trasparenza, capace di accogliere, lontano dall’indeterminatezza che questa virtù può creare se limitata a una tensione inespressa, non sviscerata in termini di potenziale dinamico e produttivo.
Inclinazione che ha il suo peso, proprio in funzione della centralità che rivestono l’interscambio soggettivo e il valore della reciprocità, all’interno di interventi concepiti sulla base di dinamiche relazionali, delle quali è intessuto un progetto come Accettati.

Nato nel 2013 e in fase di evoluzione, Accettati è composto dalla raccolta di materiale di persone che, partecipando, accolgono la richiesta dell’artista di comunicare il proprio rapporto con l’universo dei mostri, o che ‘accettano’ di farlo servendosi di lei come tramite, trasformando in tal modo un’esplorazione intima in condivisione istantanea, mediata a partire da una richiesta di aiuto.
Come Federica Terracina e Incredible Fox, espongono: È viaggio intimo, alla ricerca dei propri mostri. Chi sono? Dove vivono? Perché crescono insieme a noi? Un allenamento all’ascolto dei propri silenzi.

No fear in Rainbow Avenue, è la gestione del terrore edulcorata da un’efficiente dose d’ironia che si ramifica in cromie visionarie, personali e di chi ha avuto il coraggio di palesare le creature sedate nei propri silenzi. Visioni che si presentano come figurazioni dalle tonalità accese, multiformi, dove l’alternanza del bianco&nero diventa veicolo con cui cogliere l’apoteosi di una società che assiste alla quotidiana messa in opera del terrore-orrore.
Federica Terracina e Incredible Fox, vivono la solitudine di chi lucidamente osserva tale delirio di massa e oppone resistenza, difendendo con forza lo spazio riservato al gioco. In questo spazio avviene la multi-visione del terrore, la demistificazione resa da raffinate stratificazioni di senso. Universi nei quali si avvicendano piani riflettenti, identità versatili che mostrano e occultano, figure ricercate, dettagli irriverenti spesso marcatamente kitsch. Le paure sono messe a confronto, esaminate e poi cestinate, così da mantenere impulsi propositivi e creare la gioia adatta per dare amore. Dare amore con i colori che si hanno a disposizione, privandosene se necessario.
Continuamente in sospensione e in uno stato-in-trasparenza.

A conclusione i pensieri dell’artista: dall’inferno senza noia di chi ‘si trattiene per non volare via’ e di chi ‘si augura una festa e dei sorrisi per la propria morte, così da ricordare la felicità e la condanna di chi non si arrende mai’.

*(Accettati)* 


a cura di Carla Paiolo




giovedì 26 febbraio 2015

Guerra? No grazie!

Questi programmi televisivi di attualità sono deleteri, demagogici, populisti e alimentano l'odio tra le persone senza spiegare il perché delle cose. Ora faranno di tutto pur di giustificare una guerra! C'è una parte di non detto che vive nell'omertà di un potere piegato all'economia; deprimente sapere che le persone non sanno e non gli verrà mai spiegato...

giovedì 19 febbraio 2015

Ennesimo Limite 2: Burraco Superstar

Il gioco delle carte come metafora della vita.  Non tanto icone di re e regine, quanto piuttosto il tentativo inutile dell'uomo di mettere ordine alle carte nel caos della loro arbitraria distribuzione. Carte limitate in numero e accoppiamenti, carte regolate da leggi rigide, carte che nonostante bravura e rispetto metodico delle regole restituiscono sempre risultati imprevedibili! Non solo mettere ordine in solitaria, ma è soprattutto vincere o perdere, con avversari e compagni, che è testa e croce della stessa medaglia.
Marco Brama

mercoledì 18 febbraio 2015

Ennesimo limite

Tutte le riflessioni cercano di spiegare meccanismi, fini, mezzi, esperienze presupponendo di vivere in un Mondo sensato.  È proprio questo il limite.  Il mondo e l'Universo sono caos e frutto di casualità.  La stessa riproduzione animale e vegetale sono il risultato di casuali allineamenti genetici regolati dal caos stesso, dalla posizione della Terra nel Sistema Solare, dalla posizione del Sole nella Galassia, dalla natura stessa di una comune, non la più comune, stella gialla. Tentare di dare senso, oggettivare, "soggettivare", regolare, spiegare, classificare, serializzare significato e significanti è solo vana e banalissima sedimentazione, creazione di un pilastro di riferimento per un uomo piccolo, piccolo. Il tentativo di creare una società complessa è solo illusione di dominio sul tempo. Società inutile che riempie lustri di vita degli uomini, distogliendoli dal godimento pieno. Creare surrogati del sesso attraverso surrogati del gioco sublimati nella guerra e nella cultura stessa.  Questo scritto è il risultato di tempo sottratto ad attività libere, senza costrizioni, senza preclusioni, senza sovrastrutture istituzionali.  La filosofia stessa è punto di partenza, insieme alle scienze e alla cronaca/storia, dell'istituzionalizzazione e della fine della libertà umana.
Marco Brama

Già so!!

Non esiste una buona filosofia o una buona conoscenza. Il sapere umano che tutto sovrasta nella sua moltitudine infinita di stratificazioni di pensieri è inconoscibile da chiunque. È organizzabile, archiviabile, conservabile, riproducibile, esperibile, ma non può e potrà mai essere acquisito integralmente da alcun essere umano. Ogni considerazione è in realtà soltanto frutto dell'esperienza personale, del contesto e della preparazione culturale. Ogni essere umano ha naturali e innate conoscenze, comprensioni del mondo e delle manifestazioni che incontra.  Possiede nella totalità dei casi, a meno di ritardi cognitivi, una padronanza profonda e chiara dei meccanismi fondamentali, dei funzionamenti della sua stessa essenza, delle leggi caotiche universali.  Lo studio sistematico è solo l'organizzazione parziale di queste protoconoscenze interiori e naturalmente presenti.

venerdì 13 febbraio 2015

Lapidario e variabile

La ricerca dell'equilibrio è una delle pratiche più consolidate. Come se tutta l'esperienza fosse il tentativo di trovare una certezza, un punto fermo, una felicità immutabile ed eterna che soddisfi perennemente il punto di domanda.  Ma è proprio da questa incertezza che nasce la ricerca, la motivazione, la spinta umana a comprendere o a soddisfare pulsioni o mitigare tensioni. Senza questo perenne stato di disallineamento, incerta mutevolezza, instabile posizione emotivo-percettiva di sé all'interno di una società e di sé individualmente isolato, non avrebbe senso la spiegazione di nessun concetto, la ricerca di una verità sopra le altre. I giochi dei filosofi, che intrattengono la propria mente come in una eterna partita a scacchi con i filosofi che furono, è per lo meno risibile. L'uomo è quello che è, non muta nel tempo. Si arricchisce emotivamente, senzientemente, esperenzialmente, ma non cambia ciò che è, ovvero un essere instabile che vive una vita in perenne allineamento con gli altri tentando di trovare un senso assoluto, un godimento immutabile e ordinato in un'esistenza terrena che gli ricorda costantemente che la coscienza è l'errore più grave in cui si è imbattuto. La logica è pura illusione e astrazione dal complemento, antinaturale costruzione che allontana dai bisogni primari. Possibilmente borghese ogni vanesia considerazione metropolitana, frutto di un'economia che appagando gli istinti primari, crea tempo non preventivato nell'esperienza umana animale. Sì, perché ci consideriamo demiurghi e non animali quali in realtà siamo. Anche questo scritto è stato possibile per via delle migliorate condizioni di vita, la stratificazione della cultura e l'accumulo del tempo. Nella realtà dei fatti, dei luoghi lontani dall'organizzazione capitalistica occidentale, la vita è ancora meravigliosamente insensata, precaria, finita. Finirà inevitabilmente con l'esplosione solare anche in Occidente (ovviamente), ma gli intellettuali hanno creato l'illusione del progresso, del necessario, del culto prima e del colto poi, depositari di un sapere enorme e disumano. Appunto, disumano! Un modo buffo, imbarazzante perché fortemente vanesio di intrattenersi prima del sopraggiungere dell'orgasmo supremo, elucubrazioni mentali con tanto di imitazione dell'aristocrazia francese in un'inflessione comica e ridicola fatta di vocaboli ricchi di r proninciate in modo snob. Tentativo di innalzarsi, di sostenere che i propri ragionamenti sono più importanti e sensati di quelli di un contadino che vive atavicamente un retaggio naturale. Estetica borghese che esalta ballerine, showgirl, calciatori, ma al contempo scrittori e manager. Nell'immaginario collettivo il contadino è brutto, l'operaio è sfigato, lo spazzino un perdente. Invece è tutta un'invenzione intellettuale e borghese che non rende merito alla creazione stessa dell'uomo e al suo corpo. Cari filosofi, ahah come è buffo vedervi arrovellare nelle vostre contorte considerazioni che saranno cancellate dalla metafisica stessa. Tutto ruota a spirale, tutto tenta di accoppiarsi e riprodursi, tutto è ciclico; il beneficio di un contatto, manifestazione fisica del reale.  Piccoli, piccoli, piccoli... piuttosto, mantenere inalterata questa condizione di instabilità se non volete cadere in depressione!

venerdì 6 febbraio 2015

Esattamente accademico

Ritenere che l'università possa formare qualcuno?  Su che base?  L'istituzione rappresenta intellettualmente intelletto, quindi crea numeri valutati con numeri. L'accademia sorregge la storia, la storia sorregge il mondo, ma la cultura non è un percorso già creato, ma un divenire incessante e tumultuoso. Un'onda che avvolge, sballotta, inghiotte e risputa oggetti, idee e uomini continuamente. Una selezione oserei dire acontenutistica che valuta il minimo comune denominatore, l'idea indossolubile di base che seppur messa in crisi, talvolta bruciata dall'evidenza, si riforma, rinasce dalle sue stesse ceneri. La sedimentazione del sapore grande, immenso, incomprensibile, irraggiungibile schiaccia il singolo e la ragione.  Superficialità, arte morta nel cassonetto di un derelitto bluastro che se aperto urla come il teschio di Munch, si contorce nei corpi di Schiele, so dissolve nelle tele di Malevic, muore nelle idee di Duchamp... nei pensieri di Hausmann...

mercoledì 4 febbraio 2015

Un nuovo ciclo

Disseminati ovunque resti delle leggende. Puma Punku, città sommerse in Giappone, residui radiattivi in Pakistan, Africa... OOPART ovunque, strati e cicli che ritornano... datazioni scientificamente valide rifiutate per una linearità che non esiste. Storicizzazione di una verità inesistente, di un progresso agonizzato e antinaturale. Riavvolgere immediatamente la corda del tecnicismo, preservare il buono creato, rifiutare il livellatore monetario, creare un modello di sviluppo integrato e alimentato da energie per noi praticamente eterne e autoctone. Incentivare il controllo dei fenomeni cosmici, dei meteoriti vaganti, creare stazioni orbitanti e concentrare gli sforzi per una migrazione futura al termine del ciclo vitale solare. Codificare completamente il DNA e migliorare le condizioni di vita di tutti, lasciare inalterato il globo terracqueo. Raccontare le verità sui cicli vitali terrestri, sui moti a spirale delle rivoluzioni celesti, ragionare in termini qualitativi e non quantitativi. Giungere ad una vita che fonde natura e scienza, tecnica e cultura, creazione e preservazione, coscienza evolutiva, peso numerico, alimentazione sostenibile, vegetarianesimo diffuso, benessere ecocompatibile e riproducibilità energetica. L'evoluzione è ciclica, al big bang seguirà il big crunch e poi un altro big bang e così via... ovviamente troppa fatica per creare un prodotto che ha una scadenza. Finito è l'uomo, non l'aggregazione atomica. Noi siamo colonie cellulari e batteriche organizzate sapientemente, cooperazione di miliardi di esseri, involucri composti da miliardi di vite. Il corpo è solo un confine materico geografico temporaneo da cui i sottoprodotti finali torneranno infine nel ciclo come materia che riavrà forma e nutrirà piante e animali, tornando in quella che noi chiamiamo arrogantemente vita più volte, in nuove forme, più o meno complesse... forse riassorbite da una stella qualunque o fagocitate da una stella nera... acqua, cenere, atomi, aggregazioni temporali. Forse...
Marco Brama