mercoledì 21 agosto 2019

Burro?

Dogma? Non riuscire a vedere i cambiamenti sociali intercettando i bisogni. Caro dall'iniziale Olivetti prima di L, non hai lasciato istruzioni per l'uso e sti 4 quaquaraquà dagli occhi improsciuttati scambiano l'iphone per una piallatrice industriale da battere forte mentre viaggiano comodamente su italici vagoni costruiti da galli e galline, che sfrecciano in mezzo a campi di grano maturi. Poi si chiedono perché pur avendo un bacino d'utenza di milioni di votanti, non se li fila nessuno e quei milioni di bisognosi seguono il nemico! Bravi, bravi, continuate a tenervi cattedraticamente strette le vostre convinzioni elitarie dal linguaggio polisemantico!

venerdì 9 agosto 2019

Jazzosamente?

Premi, premietti, riviste patinate e gestite da pigri musicanti falliti senza coraggio e senza aspirazione, copia di un modello appreso, sfiorito e sfiorato. Questa la situazione. Scuole imbarazzanti e mediocri con insegnanti copia della copia con tesi orripilanti che neanche all'asilo. Questa la situazione. Classifiche date dai voti online di un pubblico addomesticato, strumentisti ancora e sempre copia della copia. L'arte musicale è altro. Sperimentare, cercare, raccontare se stessi e non il già presentato il già eseguito il già ascoltato. Stellette un corno e un sound che non muta d'accento né di pensier! Viva gli artisti indipendenti!

sabato 3 agosto 2019

"Originals" Con Prince è morta la musica


Prince è stato il protagonista dell'ultima grande rivoluzione musicale del '900. Un personaggio troppo grande e complesso per una casa discografica e per la macchina culturale americana. Arrivato in Europa in ritardo (figuriamoci in Italia) e diventato relativamente famoso solo verso la fine dell' incredibile trasformazione che ha apportato all' industria discografica, viene ricordato fuori dagli States esclusivamente per le sue hit più importanti ma che non hanno sostanzialmente lasciato traccia dell'immensità del suo passaggio. L'innovativa "purple era" conclusa con "Purple rain", ma che aveva dietro di se la potenza dissacrante di "Dirty Mind", "Controversy", "1999", non è neppure arrivata oltre oceano e lo stesso "Purple Rain" che ha realmente stravolto la musica diventando il mood del 1983/4/5 in USA, cambiando la black music per sempre, è stato poco più che un bagliore in un decennio edulcorato e prettamente commerciale ed è stato compreso solo da grandi musicisti e compositori a lui contemporanei come Miles Davis o Eric Clapton. L'innovazione stilistica del folletto di Minneapolis non ha precedenti nella storia della musica popolare del '900 e il personaggio, eclettico oltre misura, non è stato contenuto in nessun modo tanto da essere diventato artista indipendente in lotta contro l'industria musicale. Ogni anno un progetto completamente nuovo e destabilizzante perfino per i fans più accaniti, live curati in ogni dettaglio, dai costumi agli arrangiamenti, film e video innivativi, melodie e armonie ricercate, testi intensi, controcorrente e non banali. A distanza di decenni nessuno immagina che il live (DVD) di "Sign o' the times" sia uno dei migliori concerti di tutti i tempi e probabilmente il più innovativo insieme a "Lovesexy", nessuno conosce capolavori come i live di "Under the cherry moon" o le perle "Adore", "The ballad of Dorothy Parker", l'intero "Parade", nessuno sa che le etichette "Parental advisory" sono nate per "Darling Nikki" e nessuno sa che da artista indipendente, Prince ha realizzato album meravigliosi (News, Rainbow Children solo per citarne due) e live stratosferici come quelli di Montreaux....ma appunto: indipendente! Quando è uscito dal sistema mainstream è stato letteralmente eliminato dai media e di lui si è persa ogni traccia. Oggi torna al "successo" con un album di composizioni originali cedute ad altri (perché non le riteneva così belle per sé) solo perché i diritti fanno gola. Il video "Holy rock" è devastante se paragonato alla ricerca stilistica che l'autore ha sempre perseguito negli anni e non riteniamo che Prince lo avrebbe mai autorizzato. Alla fine l'esperienza di Roger Nelson insegna semplicemente e tristemente, che l'arte non è per l'industria e che senza l'industria non sei nessuno. Ora, se volete farvi del bene, dimenticate le hit famose, lasciate da parte i pregiudizo o il sentito dire e se volete scoprire il vero artista, cominciate dagli esordi oppure semplicemente guardatevi il live di "Sign o' the times"... quello che potrebbe diventare in futuro un modello di concerto, un'opera concerto, teatro, danza, narrativa e musica senza paletti di genere. Ma forse, come tutte le cose belle, sarà dimenticato o capito e apprezzato dopo secoli.