mercoledì 27 gennaio 2016

Pensiero scomodo

Uno dei problemi di uno stato laico che non si è ancora liberato della religione è che non ha ancora acquisito una coscienza scientifica così solida da rendere il suo sviluppo omogeneo e progressivo. In Italia siamo ancora nella fase in cui crediamo a miti e leggende, ma con meno intensità di una volta,decisamente molta meno convinzione. I flussi migratori, necessari alla sopravvivenza economico/quantitativa in un'economia globalizzata e basata sui numeri, provengono da zone dove la religione è ancora fortemente radicata e governa la vita. Ad oggi però non siamo né scientifici al punto giusto, né religiosi al fanatismo per difendere le conquiste fatte, per tutelare i diritti delle minoranze. Non è cosa di poco conto! Perché le leggi di convivenza, per essere efficaci, devono essere necessariamente staccate da quelle religiose. Completamente. La spiritualità deve rimanere solo un piacere e una scoperta personale legata a tradizioni antiche che devono essere considerate solo passaggi, step di un'evoluzione ancora e sempre in atto. Invece... se i flussi migratori continuano così, nel giro di 50 anni saremo probabilmente un paese con una nuova realtà religiosa, senza essere riusciti nel frattempo a sviluppare una solida identità scientifica. Marx diceva che la religione è l'oppio dei popoli... e forse aveva visto lungo...

sabato 23 gennaio 2016

2 much...

SIAMO UN POPOLO CHE HA CREDUTO NELLA MENZOGNA DELLA STORIA SENZA CONOSCERLA.
Marco Brama

venerdì 22 gennaio 2016

Ancora fermi a perder tempo sulle unioni civili

Viviamo in Italia, un paese ricco di meraviglie, con una storia millenaria fatta di intrecci culturali, conquiste tecniche, artistiche e scientifiche senza eguali! Io non voglio che la mia nazione, il mio contesto, che in quanto tale è percepibile come internazionale, somigli anche minimamente ad una dittatura militare o religiosa. Io sono contro il terrore e il terrorismo e sapere che l'Italia possa somigliare a paesi violenti, sessisti, maschilisti, dittatoriali, è per me e per tutti noi profondamente umiliante. Sapere che un cittadino può essere trattato come un essere inferiore, di serie B, NON PER QUELLO CHE FA, MA PER QUELLO CHE È, è una vergogna per ogni popolo che voglia definirsi civilizzato. Bianco, nero, giallo, etero non è questo il punto! È il rispetto della costituzione di una società liberata che fa la differenza! E per quanto riguarda l'immigrazione è chiaro che chi richiede la cittadinanza deve, non accettare passivamente le regole, ma rispettare le conquiste ottenute grazie alle battaglie per il progresso di chi c'è stato prima di noi, di chi ha già vissuto e combattuto la guerra, le ingiustizie, le violenze della deportazione voluta dalla dittatura (non deportavano solo gli ebrei, ma tra i tanti anche in senza fissa dimora e gli omosessuali) e per questo ha contribuiti alla stesura di una delle più belle costituzioni del mondo. Non viviamo più nel medioevo perché grazie a donne e uomini valorosi, seppur con grande fatica e lentezza, sono stati ottenuti diritti che ORA non possono essere misconosciuti e dimenticati. Non si tratta di chiudere le frontiere, ma di difendere con forza la civiltà, le conquiste, i diritti di tutti! Perché questa è una battaglia di civiltà e progresso per noi e chi verrà dopo di noi! Chi vuole vivere in Italia non può prescindere dalla costituzione laica in vigore. Chi non la rispetta, anche se è italiano sulla carta, non merita di essere considerato un cittadino e pertanto cominciasse a scegliere un paese con le sue idee! Non significa essere nazionalisti, anzi, questo è un invito ad una condivisione internazionale delle conquiste impresse nella costituzione e per condividerle bisogna essere chiari, decisi, anche con il pugno di ferro e portare tutti ad abbandonare le superstizioni e le sciocche falsità che non appartengono al mondo laico. Questo non può essere il paese degli oroscopi, dei peccati, della redenzione, dei miti per bambini, dei racconti inventati per creare un mondo senza verità ed equilibrio ad uso e consumo di una casta che detta le regole e non le rispetta. Dobbiamo essere scientifici in ogni accezione, in ogni idea e pensiero, dobbiamo rendere il pensiero scientifico accessibile a tutti, anche a chi non ha i mezzi per studiare. Solo così facendo si percepirà il mondo moderno come trasformabile. Il destino è una menzogna pazzesca da estirpare dalle nostre menti. Non siamo destinati per forza a rimanere come siamo perché così siamo nati. Possiamo sempre cambiare la nostra condizione di subordinazione e migliorare le nostre condizioni sociali, ma solo con un approccio scientifico. Ecco, questa battaglia per i diritti delle coppie di fatto è una battaglia per i diritti di tutti, di tutte le persone civili, libere nel senso più alto che si può comunque intravedere in una società canonizzata. E come cittadino che vota, che paga le tasse, che rispetta le leggi, pretendo che non solo i primi 3 articoli della costituzione vengano rispettati, ma tutti! Questa è memoria storica e amore per chi verrà dopo di noi.  Ora, se non si capisce questo, significa che ragioniamo come terroristi della civiltà, e tra noi e un terrorista non c'è differenza di vedute e posizioni.  Se ragioniamo così, trattando alcuni cittadini come fossero di serie A e B e non perché non rispettano le regole, ma perché senza alcuna legge laica scritta decidiamo che non hanno DIRITTO AI NOSTRI STESSI DIRITTI, creiamo un sistema analogo a quelli totalitari, settari e integralisti. Perché l'umiliazione, la vergogna, l'emarginazione, la morte sociale a cui sottoponiamo tutti quelli che consideriamo diversi e non esseri umani al 100%, non sono atti MENO GRAVI della morte fisica voluta da un sistema integralista.

domenica 10 gennaio 2016

Violenza sulle donne: un fenomeno clandestino?

È di questi primi giorni del 2016 l'attenzione dei media sul fenomeno della violenza sulle donne ad opera degli immigrati in seguito ai fatti in Germania. Ma è un fenomeno recente? Il problema della violenza sulle donne a ben guardare non sembra però legato agli immigrati in quanto non europei, come vorrebbero far credere alcuni giornalisti sciacalli, ma agli uomini tutti, italiani per primi. Il problema è amplificato anche dalla legge di contrasto alla violenza che non viene applicata e che non punisce nessuno, dalla becera cultura maschilista fatta di delitti d'onore (in Italia fino agli anni 70 era lecito uccidere la moglie se metteva o si presupponeva mettesse le corna), e da un'immagine mediatica che mostra dalla mattina alla sera da 30 anni e più, culi e tette che ballano in tv (mentre gli uomini dirigono e basta) e che considera le donne oggetti di piacere che in un qualche modo, anche quando non necessario, devono ballare, ancheggiare e ammiccare. Questa è la verità e i numeri parlano chiaro. Non è affatto un fenomeno di questi ultimi anni di forte immigrazione, ma un retaggio antico, antichissimo, che si perde nella notte dei tempi, che ha subito un'impennata negli anni '40 del 900 e non è mai cessato. Sono ben 3624 le violenze sessuali nel periodo compreso tra marzo 2014 e marzo 2015,  76165 i casi di minacce, 13690 le percosse e non è tutto, altri numeri sono ancor più inquietanti. «Bisogna sempre pensare che troppo spesso le donne non arrivano neanche alla denuncia - spiega Gabriella Moscatelli, presidente di Telefono Rosa - la donna chiama o si presenta da noi, la aiutiamo, offrendo assistenza legale e l’aiuto delle nostre volontarie, magari buttiamo giù un brogliaccio da presentare alle forze dell’ordine ma poi non vanno fino in fondo, per paura di ulteriori violenze o anche per problemi economici, sempre più frequentemente rinunciano anche perché non avrebbero la possibilità di rendersi autonome». I dati riferiti all’ultimo anno, in ogni caso, spiegano già abbastanza. Tra i delitti commessi nei confronti di vittime di sesso femminile si segnalano le lesioni dolose, 59.719 episodi, lo stalking (10.029 casi) e come detto le violenze sessuali, che erano già 4.607 tra marzo 2013 e marzo 2014 e 4.948 l’anno precedente. Un numero sproporzionato rispetto ai decreti di ammonimento (345) e allontanamento (244). Nelle ultime statistiche Eures diffuse a novembre 2014, riferite al 2013, il Lazio e la Campania si sono guadagnate il tristissimo primato di 20 donne uccise, seguite da Lombardia (19) e Puglia (15), anche se è l’Umbria a dover sopportare l’indice più alto in proporzione alle residenti. «I dati relativi al 2013 - ha rilevato la ricerca Eures - sono sostanzialmente sovrapponibili a quelli complessivamente censiti a partire dall’anno 2000. Lo scorso anno si è avuto un forte aumento dei matricidi, spesso compiuti per ragioni di denaro o per una esasperazione dei rapporti derivanti da convivenze imposte dalla necessità: sono infatti 23 le madri uccise, pari al 18,9% dei femminicidi familiari, a fronte del 15,2% rilevato nel 2012 e del 12,7% censito nell’intero periodo 2000-2013 (215 matricidi). Ad uccidere sono nel 91,7% dei casi i figli maschi e nell’8,3% le figlie femmine». A mani nude, per le percosse, strangolamento o soffocamento: così nel 2013 è morta ammazzata una donna su tre, che per Eures equivale a un «più alto grado di violenza e rancore». Ancora numeri: solo a marzo 2015 sono arrivate al 1522 - numero attivato dal dipartimento per le Pari Opportunità per l’emersione e il contrasto della violenza ai danni delle donne - 2mila 792 telefonate, che sommate a quelle registrate dal dicembre 2012 diventano 119mila. Principalmente donne, che chiedono aiuto perché vittime di stalking, percosse, o per segnalare un caso di violenza. «Anche a marzo 2015 - precisano dal dipartimento - come già rilevato nei mesi precedenti, è possibile riscontrare come più della metà delle chiamate pervenute al servizio siano state effettuate per una problematica legata alla violenza, il 64,99% dell’utenza ha effettuato «richieste di aiuto, in quanto vittime di violenza», «segnalato un caso di violenza» e «chiesto informazioni sui centri antiviolenza nazionali». «Purtroppo, ed è una grande carenza, non esiste un osservatorio a livello nazionale che raccolga tutti questi dati elaborandoli per far conoscere davvero le dimensioni del problema - continua la Moscatelli - abbiamo i report di ogni Questura, ma poi ogni storia è a parte, come detto ci sono anche tutte le donne che non denunciano, è essenziale istituirne uno col Piano nazionale antiviolenza che sta per essere messo a punto». La Regione Lazio ha recepito il messaggio, un osservatorio ad hoc presenterà a breve i primi risultati mentre si è prevista l’apertura di ulteriori 19 strutture, per un totale di 58 distribuite in tutte le province, tra centri antiviolenza, case rifugio e case per la semi autonomia per le quali oggi la lista d’attesa può essere lunga anche di diversi mesi.

fonte dati istat

giovedì 7 gennaio 2016

Sulle tracce degli artisti - Federica Terracina

Difficile parlare di un'artista contemporanea in piena evoluzione, semplice però scorgere quando la sorpresa felice è alla base dell'arte. Quello che emerge dall'osservazione dei lavori della giovane artista italiana è come in lei la cultura sia pari alla sensibilità ed entrambe gli servano da trampolino. Quadri e istallazioni che valgono più di un affare, perché sono un'idea. Un pensiero forte e poliedrico che sembra non arrestarsi mai e semplicemente segna, con piccoli grandi tasselli, i passaggi, le scoperte, i momenti di una ricerca che muove in dentro e in fuori e si mostra e osserva come un moderno Giano bifronte. Quadri e istallazioni sono un turbinare di "sbagli" felici, di scoperte, di occhi che si proiettano con spavalda, ma sempre ragionata, ingenuità. Una magistrale tavolozza cromatica che scandisce ritmi cangianti da toccare, una musica per lo sguardo, un interrogativo per la testa che sembra andare incontro all'intermediale. Niente cliché, forse uno stereotipo/demone che finisce per rappresentare sé stesso e il contrario. Ogni lavoro lascia un frammento dell'artista in superficie, è tutto qui, niente psicologismi. Il progetto "Still waters" del 2011, in cui collabora con Davide Adamo, del 2011 e "Unlivable city" del 2009 lasciano senza fiato e affermano da subito il senso profondo del tutto. Non c'è un limite, non c'è un "cosa fare", "come fare" e "perché farlo": c'è l'essere. 

Lo spostamento verso l'intima e folle lucidità e la ricerca dell'altro in sé, viene con "Accettati". Doppio, frammento, spezzato e ricomposto. Quasi non servono i materiali o la tecnica, forse neppure la forma o  il colore. Quadri, corpi, tempi e luoghi che diventano istantanee che si mostrano allo spettatore improvvise, come proiettate dall'interno su una lastra, quasi l'invenzione di una camera oscura che sviluppa le immagini della mente. Inutile ricordare come sono state numerose le mostre che hanno visto la partecipazione di Federica Terracina alias "Incredible Fox" in giro per il mondo. In questo fermento creativo, che sta caratterizzando il suo 2016, quel che possiamo fare è ascoltare rimanendo sintonizzati e in collegamento con questa giovane e grande artista che sa come permetterci di compiere con lei un pezzo di questo cammino che è vita. E ora basta parlare, parlano le idee.

Rimandiamo per qualsiasi altra immagine o info a






martedì 5 gennaio 2016

Tutti i servizi Internet e i giochi saranno a pagamento. Ecco perché!

Ovviamente il passaggio è già in atto ed entro pochi anni sarà totale. Sembrano passati secoli da quando venivano realizzati i primi videogames per dispositivi mobili, eppure sono trascorsi solo pochi decenni. Dopo un inizio in sordina, quando i giochi per cellulare costavano più di quanto valevano perché erano erano poco giocabili, (e solo in pochi li acquistavano) le game house, dopo l'affermazione nel grande mercato dei touch screen, hanno pensato bene di fare un grandissimo investimento, una promozione diversa da quella tradizionale. In sintesi i giochi per cellulare sono diventati per alcuni anni tutti (o quasi) completamente gratuiti. Questo ha spinto le persone a sperimentare, scaricare, giocare, prendere confidenza con i giochi per una piattaforma non tradizionale (come erano inizialmente Commodore, Amiga, PC, Playstation, X-box, Nintendo e dispositivi portatili - come non ricordare il pionieristico e poco sfruttato esperimento Nokia con il primo cellulare dedicato ai giochi "N-GAGE"). Un fatto inatteso ha però scompaginato tutto l'equilibrio: il successo planetario dei dispositivi Android. Prezzi contenuti, app di ogni tipo e buon hardware hanno reso possibile la diffusione di massa dei videogiochi tanto che si contano, dati ufficiali, milioni di miliardi di giochi scaricati! Numeri da capogiro! Più del totale di tutti i videogames venduti finora su PC e altre piattaforme da quando Pacman mieteva successi e le sale giochi erano ancora un buon investimento. Ora che gli smartphone e i tablet sono alla portata di tutti e le caratteristiche hardware sono di buon livello, giocare sui telefoni non è più solo un passatempo da viaggio in metro, una stranezza da nerd che cerca di potenziare il telefono Symbian N-gage o un vezzo da snob che cerca di giocare con il suo palmare per l'ufficio touch screen con Windows CE degli anni 90 dal prezzo inarrivabile, ma uno dei modi più apprezzati e popolari!



Ora, dopo i giochi con pubblicità mirata che paga per noi, pubblicità che appare nei programmi free ed è sempre più invasiva e "intelligente" perché si modifica in base alle nostre ricerche su Google, Bing, Yahoo (anche se sembra che dovrebbe invertire la tendenza e in un decennio diminuire drasticamente di volume per raggiunti limiti di mercato e di utilità pratica per le aziende stesse)  ci stiamo muovendo verso quello che sarà il total pay-game, dopo il passaggio che stiamo vivendo in questi ultimi due/tre anni ("Candy Crush" insegna) in cui i giochi prevedono acquisti in-app, ovvero programmi da scaricare gratis,  che sembrano essere totalmente gratis, ma in realtà si collegano a Facebook recuperando liste con dati preziosi, si ricaricano a tempo, non danno bonus e livelli aggiuntivi se non pagando o creando una catena di Sant'Antonio (in cui si chiedono per esempio vite ad altri giocatori) che aumenta il bacino di possibili clienti, raccoglie dati, liste amici, mail e talvolta abitudini di navigazione (cosa che i siti che visitiamo fanno già da tempo). Se fino ad oggi il mercato dei dati è stato una miniera per tutti (perfino per le raccolte di fondi nelle campagne elettorali), ora il vero business sta diventando semplicemente far pagare direttamente, e tanto, all'utente finale. Perché i videogames sono diventate vere e proprie produzioni industriali con investimenti milionari al pari dei film di Hollywood e le case di produzione non solo devono rientrare delle spese, ma guadagnare! Un mercato gigantesco, non molto controllato dal punto di vista etico e che reclama addirittura un suo valore artistico (sul valore tecnico non ci sono dubbi, ma arte e industria non sono la stessa cosa...). Gli utenti si sono abituati, i giochi piacciono e quindi ora basta promozione gratuita: è il momento di chiedere euro sonanti come accadeva per pc e console. Perché qui non parliamo più di un milione di copie vendute ad appassionati ragazzoni fuori età, ma di miliardi di copie acquistate anche dalle casalinghe di 70 anni!



Stesso sta accadendo per la tv. Le tv in chiaro, quelle gratuite, stanno diminuendo sempre di più l'offerta di film in prima visione e programmi culturali che sono stati acquistati dalle piattaforme a pagamento. Anche qui, visto l'enorme successo e la diminuzione delle presenze nelle sale, a breve tutti gli spettacoli, le serie tv, i film, i cartoni, lo sport,  i documentari più interessanti saranno a pagamento. E più gente sceglierà la piattaforma a pagamento e più la tv pubblica diventerà povera e priva di contenuti interessanti. Reality e calcio sono già da tempo appannaggio delle pay-tv. Un cane che si morde la coda. Più decidi di abbonarti a qualcosa o pagare per qualcosa, più tutti dovranno farlo, perché di gratuito resterà solo il vecchio. Insomma due marce, una per i ricchi e una per i poveri. Programmi nuovi solo per chi se li potrà permettere e vecchie cose per chi ha i soldi solo per l'apparecchio tv. Internet ovviamente non resterà a guardare e entro pochi anni si arriverà ad una totale integrazione del mondo pay. Scomodando la domotica, forse un'intera casa, o almeno un unico dispositivo/tv/computer/gaming zone dove ogni singola cosa avrà un prezzo. Tutto on demand. Vuoi un film? Lo compri! Vuoi un documentario? Lo paghi! Vuoi l'alta definizione? Aggiungi un euro! Vuoi una notizia da un giornale? Abbonati! Vuoi una ricerca scolastica? Idem! Stesso accadrà per la musica dove tutto, perfino la radio, diventerà on demand e a pagamento. Entro pochi anni Youtube non consentirà più l'ascolto gratuito della musica. Ci si dovrà abbonare o pagare per singoli contenuti, magari memorizzati su un cloud (un disco virtuale online) che potrebbe essere condiviso con lo stereo della propria automobile perennemente collegata alla rete. Stesso per la posta elettronica che non solo dovrà essere certificata, ma avrà dei francobolli virtuali per ogni singola spedizione (ovviamente a pagamento con moneta virtuale, perché le banconote spariranno e si pagherà solo con cellulare). Ecco quale sarà il destino di internet e dei media: più aumenteranno abbonamenti venduti e contenuti pagati, più le industrie diventeranno ricche e proporranno la nuova comunicazione non libera! Il rischio è ovviamente non solo il tradimento dei principi di condivisione gratuita della rete delle origini, ma anche un ulteriore dislivello sociale perché ci saranno servizi a pagamento che saranno aggiornati, seguiti, migliorati, verificati, ospitati da server veloci e sicuri messi a disposizione da provider ricchi e servizi liberi che saranno lasciati alla buona fede di scrittori più o meno seri e più o meno competenti su server lentissimi, dimenticati da Dio e pieni di virus.

lunedì 4 gennaio 2016

Le storie delle musiche - Breve analisi del '900

Sintetizzare in questo breve approfondimento ciò che è avvenuto nella musica è un'impresa praticamente impossibile perché l'arte dei suoni ha visto nei millenni innumerevoli regolarizzazioni, evoluzioni, rivolgimenti, contaminazioni, divisioni interne. L'origine legata all'imitazione della natura è stata ridefinita nel tempo fino a delineare due grandi correnti: la musica a programma, che "racconta" una storia e la musica assoluta, non rappresentativa, che considera l'arte dei suoni l'arte pura per eccellenza, senza corpo e materia palpabile, da non "sporcare" con le altre discipline. La musica aveva fatto la sua grande rivoluzione autoriale e linguistica già nell'Ottocento con Ludwig van Beethoven che aveva definitivamente svincolato la figura del compositore da quella di "servo" e messo in discussione le regole acquisite con le sue composizioni, in particolare con le sue sinfonie. Successivamente, proprio con la musica assoluta (termine coniato da Wagner nel 1846 a proposito della nona sinfonia di Beethoven), i poemi sinfonici, la musica da tappezzeria con i primi loop della storia (senza fine temporale teorica alcuna) e il primo pianoforte preparato di Satie, passando per la rielaborazione della musica popolare fatta dai grandi compositori dell'est, si preparava il terreno per l'esplosione delle avanguardie che avrebbero inaugurato il nuovo secolo in Russia, Italia e successivamente in Francia e Austria. Un discorso a parte merita il melodramma italiano che si inserisce trasversalmente in questa evoluzione, creando una terza via, una vera e propria rivoluzione linguistica che proverà a fondere la musica con il teatro, la poesia, la danza. Se le "espansioni" strutturali di Igor' Fëdorovič Stravinskij iniziate nel 1910 con "L'uccello di fuoco" rinnovavano profondamente il linguaggio senza disgregarlo, ma comunque aprendo un nuovo percorso musicale per tutto l'est europeo, la musica sembra non essersi fermata mai in questa trasformazione, ampliando (come nel caso del compositore russo) o mettendo perennemente in discussione quanto acquisito. In effetti, potremmo parlare di "Storie delle musiche", tuttora in evoluzione, all'interno del percorso occidentale, senza neppure scomodare il resto del mondo e gli studi etnomusicologici. Questa discussione che è alla base di radicali destrutturazioni ancora in atto, ha visto molti momenti di rottura che hanno aperto a diversi "racconti" espressi con innumerevoli linguaggi. L'inizio del secolo vede anche l'affermarsi del cinema, un'arte giovane e "bisognosa" di musica perché "muta", che stava creando dal nulla il suo linguaggio, in cui le didascalie sembravano essere un elemento di disturbo e di arresto nel fluire di un discorso fatto solo con immagini in movimento, tanto da spingere molti autori a mettere in relazione la qualità della pellicola con la totale assenza di didascalie presenti ("La lettera rossa" di Victor Sjöström del 1926 e "Aurora" di Friedrich Wilhelm Murnau del 1927). Con l'aumento della durata dei film, l'elaborazione di storie sempre più complesse, le numerose regolarizzazioni del montaggio, si è fatta sempre più pressante l'esigenza di riempire questo "vuoto", questo imbarazzo di fronte al silenzio straniante della rappresentazione con "qualcosa".  Già nel 1909 questo spinse la casa cinematografica Edison a pubblicare un catalogo intitolato "Suggestion for music", in cui a ciascun tipo di azione o emozione erano associate melodie del repertorio classico da far eseguire a uno o più musicisti durante la proiezione del film. Non mancavano certo le composizioni originali create per i vari lavori, ma generalmente si riducevano alle produzioni maggiori. Questo affiancare i film con una colonna sonora scritta per il film ed eseguita dal vivo durante la sua proiezione, incontrò l'interesse di un numero crescente di compositori. Nel 1908 il francese C. Saint-Saëns compose la prima importante partitura originale per film per "L’Assassinat du Duc" de Guise di C. Le Bargy. Tra gli altri celebri compositori che svilupparono le prime musiche originali per film, vi furono il già citato Satie, I. Pizzetti, Sergei  Prokofe´v. In Italia, dove in questo periodo nascevano i primi colossal della storia, ci fu grande interesse nei confronti del sonoro (non solo musicale) legato al cinema. Il primo vero confronto con l'idea di colonna sonora che innescò anche un terremoto nel linguaggio musicale, fu quello dei futuristi italiani che ha fatto da apripista alla musica concreta. Il loro manifesto "L'arte dei rumori" (scritto da Luigi Russolo nel 1913) associava il concetto di musica a quello di rumore elevando quest'ultimo a vero oggetto della composizione. La stessa idea dei futuristi italiani anticipava, anche grazie all'intonarumori di loro invenzione, le sonorità che saranno tipiche della musica concreta trentacinque anni più tardi. Nello stesso anno il francese Eric Satie mostra la sua scrittura del tutto originale, sperimenta nuove forme del suono e inventa la tecnica del pianoforte preparato inserendo per la prima volta degli oggetti nella cassa armonica dello strumento nell'opera "Le Piège de Méduse"; dopo avere già venti anni prima (siamo nel 1893) composto il primo brano di musica d'ambiente, una composizione teoricamente senza fine, il brano più lungo della storia, "Vexations", composto da trentacinque battute ripetute 840 volte per una durata totale di circa venti ore. Satie darà un grande impulso al rapporto tra musica e arte, com'è evidente nel balletto "Parade" del 1917, a cui hanno partecipato alla realizzazione Jean Cocteau e Picasso. In questo balletto cubista, Satie usa suoni molto innovativi come sirene, macchine da scrivere e altri effetti sonori non tradizionalmente musicali e scrive brani antiaccademici difficilmente inquadrabili nei generi conosciuti. Lontano dal melodramma italiano (che come accennato sembra fare storia a sé e anticipare il "teatro filmato") la rivoluzione investe anche la terra della musica propriamente classica: l'Austria. Nel 1923, il "trifoglio" viennese che aveva contribuito alla definizione della musica moderna, fu spazzato via dalla teorizzazione della dodecafonia fatta da Arnold Schönberg che dissolse in un istante tutte le regole armoniche acquisite nei secoli. Questa ennesima bomba scoppiata sul pentagramma avrà conseguenze importanti nell'approccio all'arte dei suoni per i nuovi compositori, anche per quelli più tradizionalisti. Intanto nel cinema americano arriva il sonoro. Nel 1926 la presentazione di un nuovo procedimento chiamato vitaphone, che prevedeva che il suono fosse registrato su un disco e sincronizzato con il proiettore, fu un vero e proprio trionfo, così che l’anno successivo uscì il primo film sonoro: "Il cantante di jazz" di A. Crosland, con la colonna sonora incisa sul bordo della copia. Se già nastri magnetici e sirene erano stati utilizzati in numerose composizioni, nel 1928 inizia la produzione industriale in America dell'eterofono inventato nel 1919 in Russia e contemporaneamente in Francia dell'Onde Martenot. L'interesse per questi dispositivi elettronici è tale che in pochi anni vengono inseriti in alcune orchestre e diventano l'oggetto di numerose composizioni, tra cui "Equatorial" di Varése del 1934 resta uno dei brani spartiacque della storia con il merito di aver aperto definitivamente le porte alla musica elettronica (con melodia e armonia). Da questo momento in poi la composizione si trova arricchita di timbri, voci, fino ad arrivare negli anni, ad utilizzare veri e propri strumenti musicali virtuali che non solo non hanno cassa armonica, corde o ance, ma non esistono neppure materialmente. Quindi non solo musica invisibile, ma anche strumenti invisibili e mediati solo dall'elettronica, dall'elaboratore. Una musica profondamente intrecciata con scienza, fisica e matematica, fatta di vibrazioni sonore che dischiudono il linguaggio verso i "Colori fantastici" di nuove orchestre digitali che estendono i suoni fino all'inudibile (per cui i suoni esistono, sono traducibili in onde digitali, ma non sono più udibili dall'orecchio umano per via di frequenze sub e iper-armoniche e devono affidarsi ad un terzo "orecchiocchio".[1] E se una parte di queste sperimentazioni è stata riassorbita dal sistema diventando oggi musica di genere, e l'innovativo lettrismo del 1946, «teoria in perpetuo divenire, un sistema totalizzante basato sia sulla decostruzione del linguaggio ridotto all’insieme delle lettere e dei segni, sia sul disfacimento della forma e della pittura trasformata in poliscrittura», di un grande precursore/anticipatore come Isidore Isou, è rimasto un movimento poetico, artistico e musicale estremamente marginale, la musica concreta di Pierre Schaeffer del 1948, dove la rielaborazione diventa importante al pari dell'atto creativo e il rumore della quotidianità si sostituisce al suono, si sviluppa in un terreno ormai preparato, nel momento "giusto", e trova ampio seguito. Nel 1951, grazie al progresso e alla diffusione di nuove apparecchiature, Schaeffer, Pierre Henry e il fisico Andrè Moles fondarono con i finanziamenti dello studio parigino RTF, il Gruppo di ricerca di musica concreta che ha creato il primo studio per comporre esclusivamente musica elettronica. "Abbiamo chiamato la nostra musica concreta, poiché essa è costituita da elementi preesistenti, presi in prestito da un qualsiasi materiale sonoro, sia rumore o musica tradizionale. Questi elementi sono poi composti in modo sperimentale mediante una costruzione diretta che tende a realizzare una volontà di composizione senza l'aiuto, divenuto impossibile, di una notazione musicale tradizionale". Nello stesso periodo, nacquero diversi studi di musica elettronica e altri autori iniziarono a comporre seguendo la stessa filosofia contrapposta allo strutturalismo "postweberniano". "Desert" del 1954, una composizione di Edgar Varèse per fiati e percussioni, viene considerata il primo capolavoro di questo metodo compositivo, mentre "Gesang der Jünglinge im Feuerofen" del 1955 di Karlheinz Stockhausen è la prima composizione di musica concreta a presentare sonorità provenienti da segnali generati elettricamente. In questo "genere" la mancanza di riferimenti armonici e melodici creerà, come nella musica futurista, una sorta di straniamento permanente, mantenendolo nel tempo un linguaggio alternativo a quello prettamente musicale. Senza dimenticare il contributo di Webern e della serializzazione integrale, questo passaggio avanguardista della musica elettro-acustica (che pur affievolito nel numero di sperimentatori prosegue ancora) spiega il rapporto stretto tra musicisti e esperti di videoarte. Il montaggio di tipo musicale, la post produzione elettronica già avviata dal lettrismo, mettono in crisi il montaggio di tipo fotografico. In America, il vento del cambiamento prende il nome di Jazz, lo stile musicale popolare nato dalla canonizzazione della musica popolare degli schiavi, che ha accompagnato il primo film sonoro della storia. Quella del jazz non è stata tanto una rivoluzione musicale, piuttosto una rivoluziona culturale che ha dato il via ad un discorso parallelo, una seconda via, nella storia della musica occidentale alternativa a quella europea, che però non destruttura quanto acquisito, ma estende l'armonia propriamente classica (il periodo del "trifoglio" viennese), tralasciando la storia della musica antecedente al periodo propriamente classico e le successive evoluzioni strutturali/armoniche/ritmiche nella musica europea. Questa leggerezza di analisi, leggerezza anche sonora che ne ha decretato il successo, sarà il motivo del rifiuto di molti compositori europei, in contrapposizione a Gershwin che eleverà il jazz inserendolo nella sua musica colta, di riconoscere la validità di questo sistema tanto che il grande compositore russo Stravinskij, che con "Il rito della primavera" aveva raggiunto livelli armonici, ritmici e melodici, ad oggi inarrivabili, scriverà addirittura dei brani-sberleffo di matrice jazz come "Piano rag music" (1919), per metterne in luce l'elementarità strutturale e sminuendo quello che veniva mostrato come il baluardo dell'innovazione jazzistica: l'improvvisazione solistica, che invece, senza saperlo, riprendeva un'antica prassi della musica barocca italiana che si era protratta per secoli. Parte delle innovazioni europee non sono però sconosciute a tutti. Le lotte interne, i tentativi di approccio e confronto con le altre arti e il cinema sembrano trovare finalmente un punto di approdo culturale nell'artista-compositore americano John Cage, la cui opera per certi aspetti potrebbe sembrare la naturale evoluzione di quella del francese Eric Satie, anche se a ben guardare il compositore americano, a differenza del suo "maestro spirituale" francese non sembra anticipare o aggiungere nulla alla musica postweberniana. Se questo è vero, è perché a lui non interessava minimamente far parte di quel macrodiscorso. Il suo era un approccio diverso, non prettamente musicale e non debitore della filosofia kantiana, ma un vero e proprio intreccio che muove la ricerca verso nuove forme espressive, nuove metodologie produttive, nuove filosofie come quella Zen, il cui concetto fondamentale è la mancanza di fini, di scopi, di intenzioni, che sarà un punto di riferimento imprescindibile per gli artisti Fluxus e per la Soundart. Durante la visita alla camera anecoica dell'università di Harvard, dove era possibile "sentire/ascoltare il silenzio", Cage sente/percepisce il suo corpo. Sente i rumori del suo respiro, del sangue, del cuore, delle articolazioni. In sintesi capisce come sia impossibile raggiungere il silenzio che è quindi fondamentalmente una condizione sonora, è essa stessa materia, onda rarefatta ma indistruttibile. Successivamente compone "4'33", per qualsiasi strumento", un "opera" che consiste nel non suonare lo strumento. Potrebbe sembrare pretestuoso, ma è molto importante a livello estetico, perché mette in discussione la figura dell'autore, la figura del compositore genio, di origine romantica, proprio quello che aveva dato inizio alla rivoluzione musicale in cui si era inserito lo stesso Cage. E se senza il compositore romantico, l'autore musicale sarebbe ancora oggi considerato al pari di un servo, questo non sembra essere un problema per John Cage. In fondo per un americano come lui la plurisecolare storia della musica europea è solo una delle tante "storie delle musiche". Ora, se per quest'artista l'autore genio esclusivamente musicale non conta nulla, tanto varrà sostituirlo con l'automatismo di un robot che sceglie al suo posto, senza ragione, sfruttando una programmazione randomizzata (la cui idea però non è affatto casuale, ma proprio opera dell'autore/programmatore). La prima composizione in cui Cage impiega questa nuova tecnica è "Music of Changes" per piano solo, del 1951. Il processo "compositivo" sfrutta meccanismi casuali gestiti da un calcolatore che sceglie all'interno di "celle" dei suoni, tra varie possibilità di combinazioni ritmiche, melodiche e armoniche, in una sorta di assurdo e irriverente bingo elettro-musicale. Oggi tutto è cambiato e sono pochi i musicisti che continuano a sperimentare accordature, ricercare nuovi linguaggi, preparare strumenti, ragionare in termini che vanno oltre la musica. Per contro l'industria si è in un qualche modo "appropriata" di questa intermedialità applicandola alla musica popolare in cui i concerti delle star, sembrano aver conquistato addirittura l'attenzione di grandi artisti dell'arte per la loro capacità di fondere performance, musica, videoistallazioni, design, danza, "poesia". In questo senso le forme espressive si ramificano incessantemente e la musica occidentale, tranne un ristrettissimo numero di sperimentatori imperterriti ed emarginati dal mercato musicale, vede da un lato la canonizzazione dei generi musicali, che hanno definitivamente sostituito le tradizionali musiche nazionali, e dall'altro innumerevoli filoni, più o meno colti e più o meno commerciali, che creano solo stilemi e cliché per radio, televisione, cinema, danza e teatro, ma forse, anzi sicuramente, un'altra rivoluzione musicale è già in atto.

Marco Brama



[1] Virtual Audio Project Orchestra, 1997 "Psike ed Electra", CS Records

sabato 2 gennaio 2016

Conversioni di gran moda

Ci si chiede quale sia la religione giusta, quale sia quella vera, quella raccontata all'uomo da Dio... direi che se mai una corretta esiste è quella in cui Adamo ha mangiato la mela e non Eva e quest'ultima, come tutte le donne, può avere fino a 9 mariti contemporaneamente... ah, dimenticavo: non esiste una religione femminista.... chissà come mai il Dio creatore è uomo e non donna... Se dovete protestare, dare un senso anche politico alla vostra vita, alla vostra lotta di classe, combattere la corruzione, sperare di costruire una società migliore, diventate semplicemente atei, no che cambiate religione... solo così sarete liberi...