domenica 20 aprile 2014

VIAGGI - Il libro - Anno 2007 - Vacanze estive

Pubblichiamo da oggi il libro Viaggi! Una storia a settimana! Gratis per tutti!



Tutto inizia quando metti il becco fuori dalla tua nazione. Ecco che il  mondo assume un altro aspetto. A volte interessante, a volte semplicemente: no! Insomma io e il Gianpa, il mio migliore amico, siamo partiti per una vacanza fai da te in Costa Azzurra, in Camargue, nella Languedoque, in Costa Brava e nella Costa del Maresme. Insomma un botta di vita in piena estate. A parte “partire” in macchina (già preoccupante) abbiamo deciso (io più che altro – il Gianpa avrebbe volentieri alloggiato in albergo) di campeggiare. Non so se vi siete resi conto che schifo di tempo l’estate 2002. Eppure nonostante le previsioni un po’ nefaste, la vacanza è stata una vera rivelazione. Innanzitutto siamo stati fuori (in tutti i sensi) 1 mese e abbiamo speso in tutto 500 € a testa mangiando a colazione, pranzo e cena nei migliori ristoranti, comprando quello che volevamo e facendo mare nei posti più in. Comincio a pensare che le agenzie di viaggio siano delle vere fregature sotto ogni aspetto. Ecco l’elenco delle città viste (e anche con la dovuta calma): Punta Ala, Forte dei marmi e il mare della Versilia, Chiavari, Rapallo,  Santa Margherita Ligure, Portofino, Alassio, San Remo, Mentone, Principato di Monaco e Montecarlo (che dopo secoli ho scoperto essere un quartiere di Monaco, un po’ come i Parioli di Roma), Nizza, Cannes, Frejus, Saint Raphael, Saint Tropez, Saint Maxime, Montpellier, Perpignan, Marsiglia, Palamos, Lloret de Mar, Blanes, Calella, Matarò, Barcellona. Totale foto: 404. Insomma roba da fare in 3  mesi! Ma noi siamo veloci, ci stanchiamo del solito posto e preferiamo girare (finchè je se fa!). Comunque a parte il programma per Computer Autoroute 2000 (ci sarebbe da strozzare Bill Gates) che ci aveva “predetto” che la durata del viaggio sarebbe stata di circa 10 ore, diventati due giorni, tutto è filato liscio come l’olio. Beh, la Francia è un gran posto. Pulito, ben tenuto dove tutti sembrano usciti da un giornale delle Barbie. Sono gentili, ti salutano, ti dicono Bonjour allo sfinimento. Però a ben guardare non sono tutte rose e fiori. Innanzitutto in auto si trasformano. Per caso mi si è accostato un vecchietto con una 206. Ci siamo dati un occhiata come capita ai semafori, ma al segnale verde il tipo si è trasformato. Un po’ Dott. Jeckil e Mr. Hyde. Ha sgassato a manetta raggiungendo la velocità del suono e mi ha seminato senza pietà. Sono tutti folli! Lo giuro! Ti sorpassano ansiosi e isterici e poi ti si parcheggiano davanti a 5 km orari in meno dei tuoi, così tu sei costretto a risorpassarli e così allo sfinimento. È vero posso garantire! Addirittura un ragazzo che abbiamo risorpassato ci ha anche gentilmente salutato con il dito di mezzo (molto francese!). L’autostrada però è bella, minimo 3 corsie più una di emergenza, e le tariffe sono abbastanza contenute (a parte che ogni 3 metri c’è un casello dove pagare). Il limite è 130 km orari (110 in caso di pioggia). Beh! Vanno tutti minimo a 130! (Tanto che mi sono chiesto se avevo tradotto male e quello era il minimo!) Insomma una corsa sfinente. Anche sulla corsia più a destra. E un attimo! Cioè, ho voglia di lumacare a 90 kmh e non posso? Comunque i posti sono molto belli. Ci sono una marea di rotatorie, là dove in Italia ci sono solo semafori arrugginiti. E che rotatorie! Sono tutte decorate con fiori di ogni specie, e ben tenute! In più Saint Maxime e Saint Tropez sono immersi in un verde da invidia. Belli! Si arriva nel centro di Saint Tropez in macchina e tutti guardano la tua targa quando sei davanti alle strisce pedonali. Io per non fare grezze o passare da bifolco “italioide” ho fatto passare 7 milioni e mezzo di pedoni sulle strisce pedonali francesi. E tanto non è servito a un tubero! Per aver acciaccato le strisce di 0,23 millimetri mi sono beccato le facce disgustate di una francesina e del suo dolce maritino con tanto di bambini tipo mostri della pubblicità Plasmon imbalsamati. Insomma mi sono reso conto di come, più la gente abbia i soldi, più non abbia un fagiolo da fare! La sua massima aspirazione è fare le facce disgustate, non finire mai un piatto o un bicchiere al ristorante e lamentarsi di tutto (beh questo la faccio un po’ anche io). È un po’ triste. Ricchi e stronzi. Per non parlare dei panfili con 5 scemi a bordo la cui unica goduria erano i miseri turisti che rimiravano le barche e sbavavano sognando. Giuro! Se non ci fosse stato il Gianpa avrei fatto la pipì alzando la gamba sul bordo del Panfi! Panfi perché poi un’altra moda è abbreviare i nomi. Ecco il Gianpa mi sembra simpatico e senza pretese, ma sentite questi che ho annotato nella mia mente: Luny, Sil. Mey, Devy, Patry, JoJo, Lulu, Miu Miu, Cacù! Si va beh! Comunque abbiamo tirato un sospiro di sollievo quando abbiamo notato che la maggior parte dei negozi erano italiani e i prezzi espressi in euro! Eh già! Pensate per una blusina sbiadita in tessuto sintetico con maglie sfilacciate di Roberto Cavalli bastavano solo 7500 euro! Comunque la disperazione era abbandonare le vecchie abitudini tipo Cappuccino + cornetto alla crema alla mattina. Beh, per la verità la pasticceria francese è ottima (premetto che in Spagna in un cornetto dolce abbiamo trovato prosciutto e formaggio!), ma il cappuccino è veramente un ricordo remoto. Anche a 2 passi dall’Italia! Allora: innanzitutto un cappuccino è fatto con una dose di caffè. Si mette il caffè, lo si pressa e lo si attiva entro 7 secondi se no ha il sapore bruciato. Poi si mette il latte in un bricchettino e lo si monta facendo girare il latte con il vapore. Quando ci è andata bene erano 2 caffè non pressati lunghi fino al bordo della tazza attivati dopo che il barman aveva pulito 19 metri di bancone in granito e latte non montato. Nella peggiore delle ipotesi ti dicevano che se lo volevi all’italiana ci andava la panna montata senza latte.  Insomma una vera tortura e noi, masochisti, cappuccino tutte le mattine in bar diversi, sperando di trovare quello giusto. In più il prezzo oscillava dalle 4 alle 6 mila delle vecchie lire. Il pranzo era invece più interessante. C’era un po’ di tutto (a parte il ragù alla Bolognese con carne di topo). Devo essere sincero: abbiamo mangiato bene, ma di sapori della vecchia Italia nemmeno uno. Pensate che per disperazione (visto che a me le pizze sembravano di gomma – Il Gianpa dice che erano buonissime) l’ultimo giorno ci siamo rifugiati dal nemico: Mc Donalds. Abbiamo pensato, almeno questo sarà una certezza. E invece no! Niente maionese, ketchup, senape o mostarda: Vinaigrette! Una salsa un po’ aceto un po’ mostarda un po’ pesto alla genovese! Volevo morire. Comunque viaggiavamo bene e ci spostavamo con agilità da una città all’altra. La mia macchina a GPL (che è un po’ come una bomba sotto il culo) necessitava di un pieno ogni 600 km e il gas, in Francia, costa come in Italia. Una sola piccola, trascurabile cosa. Ti devi rifornire da solo! Beh sai, nulla di strano se non fosse che in Italia gli impianti GPL sono a 1000 km dalla civiltà, quando fai il pieno ti fanno spegnere auto, sigarette, ti fanno chiudere i finestrini e ti dicono di lavarti i denti per far circolare più aria. Qui no! Fai da te! Sembravamo due acrobati! Solo per inserire il bocchettone ho perso 5 chili! In più la cosa triste era leggere le istruzioni: “Fate attenzione al getto di gas quando togliete la pistola, potrebbe bruciarvi le mani!” Ma dico siamo pazzi? Comunque molto divertente anche il pagamento. Una cassa centrale con un omino al computer che cerca di capire da quale cavolo di pompa ti sei rifornito. E non lo sai neanche tu! La prima cosa che ti viene in mente è dire il prezzo. “23 €” e lui “200€”. E dopo 30 minuti capire che lui intendeva la pompa 23 dove si erano riforniti 7 Tir. Beh, in Spagna il problema l’hanno risolto magistralmente: non esiste GPL! 9 ore per capire che il gas è gasolio, eco 95 e verde 98 sono 2 benzine e super è ancora la vecchia cara super e poi c’è anche un’altra super eco o qualcosa del genere. Allora se i Francesi sono così avanti e automatizzati figuriamoci: ci saranno distributori automatici per ogni cosa! E invece no! Soprattutto niente sigarette dopo la chiusura dei negozi. Non un solo distributore automatico lungo tutta la costa. Solo un tipo che mi ha fatto pagare un pacchetto di Marlboro Lights il doppio del prezzo normale nella reception di un albergo dove per sottofondo c’era una tristissima canzone provenzale. Sì, perché la musica francese è triste! Non come quella spagnola che potrei definire…spagnola. Una sera abbiamo visto MTV a Blanes. Super latino! E per di più la versione spagnola del tormentone di qualche anno fa cantato da Valeria Rossi in spagnolo :”Dammi tre parole”, e ancora Tiziano Ferro , Nek e la Pausini nell’idioma locale. Una vera tortura. L’Italia esporta le cose peggiori! Gli spagnoli sono più buzzurri, un po’ come noi italiani. Entri in un locale e neanche ti salutano. Ti servono a tavola senza guardarti e se sei fortunato ti rispondono con un gesto della faccia. Va, beh, ci sono pure le eccezioni (è chiaro). Si decisamente simili agli italiani. Pensate che due ragazzi, in pieno centro alle 19 di sera in mezzo ad una bolgia infernale di turisti affamati di souvenirs, (ce l’abbiamo scritto in fronte che siamo italiani) ci hanno proposto se volevano comprare un anello d’oro con diamanti a soli 5 euro! Grandissima bufala o ricettazione? Comunque la cosa più assurda i negozi: tutti indiscriminatamente! Simboli fallici ovunque! Sulle cartoline, sul bancone del ristorante, dietro la foto del santo locale. Un chiodo fisso! Fisso come l’amore per la Sangria! Buonissima! Mica come quella preparata dai miei amici di Blera al sapore di sandalo di frate! No! Una bevanda squisita che ti suonava con 25 gradi alcolici! E poi la gentilezza delle commesse del campeggio. La stronza, che non può vendere acqua in grandi bottiglie per chi pranza al ristorante mi ha costretto a comprare 5 bottigliette da 33 centilitri di Aigua Veri! Aigua perché in Catalogna si parla la lingua catalana! Mica lo spagnolo tradizionale! Beh, qui sono un po’ come i polentoni che vogliono sentirsi padani, o come i sud tirolesi che poi sempre italiani (agli occhi degli altri) sono. Si per gli altri, perché io neanche li considero. Cioè, siamo tutti indietro anni luce! Ancora: tu sei italiano, tu sei spagnolo, tu qua tu la! Basta! Ognuno è di dove è e tante grazie. Certo, ognuno ha le sue tradizioni e vanno rispettate, ma fermati lì. Ad esempio ho notato che un'usanza spagnola è portare i cani a spasso la mattina prestissimo! Quando il mondo è ancora indaffarato nella fase REM. Loro pensano di essere soli. Ma ci sei anche tu! Stanco di una notte insonne e con le tue biglie un po’ girate! Ecco, lo vedi, il cane è agitato, annusa come impazzito piroettando su se stesso: il momento è vicino... et voilà! Un meraviglioso ricordino in Cinemascope. Si, perché poi ti chiedi come è possibile che esserini piccoli come uno Yorkshire possano invadere il mondo con grazie lunghe alcuni metri! E poi via si scappa! Lasciando il tutto alla fortuna dei passanti. Chi se ne accorgerà e chi no! Poi ci sono le persone un po’ più educate, che però a volte ti danno l’idea di non essere completamente sane di mente. Una tizia ha girato 7 ore e mezza agitando in aria una mano infilata in una busta trasparente e chiamando dolce bimbo adorato il suo mastino napoletano solo per farci notare che lei avrebbe conservato il bottino. Proprio così: il bottino. Novantadue metri di oro nero solidificato.

venerdì 11 aprile 2014

Shoah e negazionismo nel Web: una sfida per gli Storici

Società Italiana per lo studio della storia contemporanea, Università degli Studi Roma Tre, Dipartimento Filosofia Comunicazione Spettacolo. Shoah e negazionismo nel Web: una sfida per gli Storici 10/11 Aprile, Culture Sharing e il Dams alla Sala del Consiglio di Roma Tre e al Senato della Rubblica.