venerdì 21 novembre 2014

Viaggio in treno 1

Concentrare tutte le energie,  restare sul pezzo... voglio dire... scrivere una sceneggiatura, compito non arduo... non trascendentale... piacevole,  ma un'altra cosa... e quindi mi chiedo cosa voglio fare ancora una volta? Non lo so, veramente... sto girando un film o è semplicemente l'estensione virtuale e multimediale di questo racconto... ho paura di non riuscire a fare nulla di tutto quello che ho in mente... cerco di lasciare tracce, appunti di framenti di pensiero (o pensieri)... sono un ignorante presuntuoso che vede e a volte giudica l'ignoranza non considerando che si tratta solo di percorsi paralleli ... cerco di non prendermi sul serio,  a volte sento la necessità di fare esattamente il contrario.  Inevitabilmente vedo cose che mi disturbano e so di non avere diritto alcuno di giudizio,  di opinione... oppure di avere diritto di parola, ma un'affermazione è sempre impossibile e non ha finalità... e che la finalità non ha esistenza o significato.  Fare,  fare,  concentrare tutte le energie,  restare sul pezzo.... qui su un treno che passa ogni giorno, in cui le chiacchiere già sentite, sempre identiche, sempre uguali, gli sguardi, i ragazzi violenti, la gente arresa, i corridori del ritorno si confondono, scrivo. Sono dentro a tutto questo.  Un signore dell'età di mio padre che si addormente stanco, due ragazze che parlano della loro famiglia che nasce, di abiti, di capelli... un ragazzo perso nelle sue dita, un uomo brasilianoa cui ho sorriso,  arrivato di corsa mentre il treno choudeva le porte, probabilmente scrive alla moglie o al figlio tanto ha gli occhi pieni di amore... oltre, un ragazzo preconfezionato come il suo mito di turno, che si confronta col suo amico specchio necessario alla formazione del suo essere nel mondo.  Parlano di musica, di sogni, di successo, di full immersion nelle catene della ruota d'oro...  Più avanti una ragazza che si cerca o si perde nel riflesso del finestrino... il dottore ultra istituzionalizzato che sussurra appena al telefono e ogno tanto dà sfogo alla sua vanità in sorrisi che spera vengano osservati, vestito di tutto punto, con lo sguardo alto sopra le teste del dirimpettaio, tenendo sulle gambe i simboli spiegazzati della sua cultura standardizzata... ancora più avanti una ragazza asiatica che cerca tristemente la sua casa guardando il paesaggio,  la sua amica che tenta imperterrita di dormire...  una signora riservata nel suo apparire, che si confida col marito...  poi gente persa nella rete,  movimenti, ancora sguardi,  volti assonnati, altri stanchi o tristi... una coppia in cerca di un posticino che è nido nella città ... infine io.

Nessun commento:

Posta un commento