domenica 17 novembre 2013

Ingmar Bergman - Persona

Non sono pochi i film che hanno segnato la storia del cinema e della cultura, ma alcuni lo hanno fatto in modo prepotente, ancestrale, lontano dai clichè. Persona è uno di questi capolavori assoluti. Il film, il preferito tra quelli realizzati dallo stesso regista, è un gioiello cinematografico unico e complesso che offre spunti per riflessioni profonde e mai banali attraverso chiavi di lettura inscatolate e stratificate in una fasciatura di cui non si vede l'inizio e non si intravede la fine.

L'attrice Elisabeth Vogler si chiude in un assoluto mutismo. Ricoverata in un ospedale psichiatrico, viene riconosciuta sana nel fisico e nella mente, non soffre di afasia, ma ha scelto coscientemente di non parlare più. Le viene proposto un periodo di riposo nella sua casa in riva al mare durante il quale sarà assistita dalla giovane infermiera Alma. Nasce tra le due donne un "legame doppio" molto particolare in cui ai silenzi di Elisabeth si contrappone l'incessante e catartico racconto di Alma. Il legame si spezza quando l'attrice tradisce la fiducia dell'infermiera raccontando i segreti di quest'ultima al marito. La trama apparentemente lineare è il filo conduttore di un'analisi incredibile che si snoda in ogni direzione. Le attrici Bibi Andersson e Liv Ullman e i loro volti meravigliosi, i personaggi e le persone che indossano. Elisabeth è la prima. La sua maschera cade durante l'interpretazione dell'Elettra ed è l'inizio. L'inizio di un percorso fatto di silenzi, di pensieri soffocati, dialoghi trasformati in monologhi, personalità che si sfiorano e restano sospese in un vuoto cosmico. Doppio, unico, io, me, amore, odio, vita, morte.Elisabeth che non vorrebbe avere avuto un figlio, Alma che è costretta a tirare fuori i suoi mostri per non soccombere al soffocamento psicologico imposto dal silenzio della sua paziente. Un marito, una dottoressa, un'auto, poca musica; tutto è scarno perchè tutto è lì in quel silenzio assordante.Le innumerevoli sfumature di grigio dei paesaggi, dei vestiti, degli arredi nella una fotografia  strepitosa e minimalista di Sven Nykvist; lo sfocato delle immagini, le improvvise messe a fuoco, le sovrapposizioni, le sequenze frenetiche nel montaggio magistrale di Ulla Ryghe tutto ricorda allo spettatore che è cinema, anzi: l'arte del cinema ... ma è anche documentario, cronaca inevitabile del suo tempo e Bergman ce lo ricorda con degli schiaffi a mano aperta, dei pugni nello stomaco quando mostra la cronaca di un cinegiornale. E ancora: l'apertura con l'immagine del figlio di Elisabeth che cerca il volto della madre proiettato su di una parete irraggiungibile, la pellicola che si aggroviglia, poi brucia come l'uomo nel cinegiornale, gli occhi e i primissimi piani, i saltimbanchi, i flash della mente. Bergman passa da un frame cognitivo ad un altro in un balzo, giocando, mantenendo alta l'attenzione e l'attesa. La bidimensionalità che diventa icona e sembra reale, comprensibile; la follia è dietro l'angolo; il sottile filo dell'equilibrio che si tende ad ogni fotogramma. In effetti anche lo spettatore è sconcertato: qual'è l'attore da seguire? in quale dei due personaggi "bisogna" identificarsi? Il gioco delle parti non dà risposte; nessuna delle "persone" è come la vogliamo, o forse siamo noi stessi doppi e riflessi dell'immagine e della vita degli altri ...


Titolo originale  Persona
Lingua originale svedese
Paese di produzione Svezia
Anno 1966
Durata  85 min
Colore  b/n
Audio sonoro (AGA Sound System)
Genere drammatico
Regia Ingmar Bergman
Soggetto Ingmar Bergman
Sceneggiatura Ingmar Bergman
Produttore Lars-Owe Carlberg
Casa di produzione Svensk Filmindustri
Fotografia Sven Nykvist
Montaggio Ulla Ryghe
Musiche Lars Johan Werle
Scenografia Bibi Lindström
Costumi Max Goldstein
Trucco  Börje Lundh, Tina Johansson
Interpreti e personaggi
Bibi Andersson: Alma
Liv Ullmann: Elisabeth Vogler
Margaretha Krook: la dottoressa


Gunnar Björnstrand: il marito di Elisabeth
Jörgen Lindström: figlio di Elisabeth







Alcune immagini del film









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