sabato 16 novembre 2013

Luciano Berio - Sinfonia

Come possiamo quantificare, se mai è possibile, la grandezza di un essere umano? Io non lo so! Siamo tutti grandissimi e piccolissimi puntini che vagano in una società complessa e che tende ad un alto che non rappresenta certo l'elevazione spirituale. In realtà sosteniamo che l'io superiore è quello razionale e quello inferiore l'istinto, ma il nostro tendere all'alto spesso non è crescere spiritualmente o razionalmente. L'alto è visto un po' come il salvadanaio stracolmo di delizie a cui attingere a mani tese. Eppure ogni tanto qualcuno lascia un ricordo della sua mente indelebile. Berio lo fa attraverso la musica e la sua invenzione, attraverso la ricerca, la sperimentazione, cercarcando l'innovazione nel progresso, reinventando codici e raccontando il cammino della società e delle sue conquiste. Perchè capire? Non è importante, l'importante è essere. Il suo interesse per la musica elettronica lo porta a sperimentare nuove forme e approcci polisemici che ancora oggi spaventano e disorientano. Questo perché la sua è vera arte e vera ricerca lontana dalle omologazioni e dalle standardizzazioni dell'industria musicale che ha preso come modello di riferimento culturale il nulla. Non entro nel merito di quello che è stato "istituzionalizzato" di Berio (per quello c'è Wikipedia) ma parlo del non detto, dei silenzi, dei deliri, delle banalità e delle ovvie inconsuetudini di una musica che a distanza di anni lascia ancora a bocca aperta e lo fa perchè le strade a volte sono troppo ripide e difficilmente percorribili. Ma il gusto è anche e soprattutto il frutto di scelte e di racconti, il mondo non è così come lo vediamo, ma la costruzione di eventi stratificati ad  opera di chi ha scelto. A me non interessa la facile mediocrità, interessa la pura libertà espressiva. Nella sua "Sinfonia", componimento per grande orchestra e 8 voci amplificate, Berio fonde metodologie semantiche diverse e apparentemente inconciliabili inserendo parti di testo riprese da vari autori tra cui Claude Lévi-Strauss con il suo "Le Cru et le Cuit" ispirato alla mitologia amerindia in cui si scorge una ricerca sulla linguistica strutturale riadattata al contesto; in questi miti Berio nota una stesura che richiama la fuga e la sonata e trasporta questo in musica (Lévi Strauss neanche si rende conto di questa struttura dei miti che aveva utilizzato e se in un primo momento snobberà Berio sulla scelta dei testi, sarà costretto a ricredersi e a scusarsi per la sua totale incompetenza musicale),  Samuel Beckett con "L'innominabile". Questo lavoro su tutti sembra influenzare e permeare la stesura musicale più degli altri. Il linguaggio usato da Beckett è sconnesso, senza una trama apparente, in cui il protagonista è personaggio e scrittore disperato. Frasi collegate e scritte senza punteggiatura sembrano richiamare il fluire delle voci che si aggrovigliano, intrecciano, richiamano in modo apparentemente caotico. L'innovazione del parlato con grida, sospiri e quant'altro bilancia solo in parte le citazioni musicali fatte da Berio. La struttura (nella versione definitiva) è quasi a specchio con i movimenti estremi che si rimandano (1-5;4,2) anche se in modo complesso e la parte centrale (terzo movimento) che costituisce il fulcro centrale e unico. Se i testi sono numerosi e rimandano a James Joyce, Martin Luter King o riprendono vari scritti tra cui estratti sul '68 del diario di Berio, la musica non è da meno. Il terzo movimento è "LA SINFONIA". Berio crea un collage musicale utilizzado estratti di decine di brani di altri autori, miscelandoli, sviluppandoli, deridendoli (mettendo in luce ad esempio la linea del violino nel secondo movimento del Concerto di Alban Berg con la linea melodica MOLTO simile dello "Scherzo" di Mahler). Una vero cesto delle delizie carico di tutto: Mahler su tutti e poi Richard Strauss, Stravinskij, Beethoven, Schoenberg, Boulez, Anton Webern, Ravel, Berlioz, Debussy, Paul Hindemith, Stockhausen, Bach. La cosa incredibile è che questo non è un minestrone, ma una colta rielaborazione con un linguaggio musicale completamente nuovo; non solo, la miscellanea di linguaggi che abbracciano circa 4 secoli di storia della musica fa diventare "Sinfonia" l'opera con la più ampia gamma di tecniche mai utilizzate in una singola composizione musicale.




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