mercoledì 5 gennaio 2022

Artisti

I grandi apparati si servono del lavoro prestato dai lavoratori intellettuali della musica, della poesia, del teatro, dell'arte, che partecipano quindi al guadagno. Questi lavoratori sono convinti che l'attività delle imprese consista soltanto nell'utilizzare il loro lavoro intellettuale e costituisca solo un fattore secondario che non influenza il loro lavoro. Tale imprecisione di giudizio in musicisti, autori, critici, circa la realtà della propria condizione produce conseguenze enormi. Poiché illudendosi di possedere un apparato che in realtà li possiede, si trovano a difendere un apparato che non controllano più e che non è un mezzo che li serve, ma si rivolge contro di essi, contro la loro produzione quando questa persegue tendenze nuove, proprie, non corrispondenti o addirittura contrarie a quell'apparato che assimila solo ciò che gli consente di sopravvivere in questa società. Così nel migliore dei casi, l'apparato lascerà passare una "novità" che "rilegge", ma mai qualcosa che cambi la base, buona o cattiva che sia. Un'idea per il sistema non è mai libera perché l'apparato adempie la propria funzione con loro o senza di loro, perché in fondo quel che serve è solo una certa quantità di materiale al giorno... come per i giornali. Semplice merce per il sistema. 

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