domenica 21 giugno 2015

DISTORIA - Filosofia di fondo e spiegazione

Dopo l'articolo di presentazione del saggio Distoria - per una crono conoscenza dell'uomo di Marco Brama, torniamo nuovamente ad occuparci di questo testo così insolito di cui abbiamo ricevuto finalmente la copia cartacea. Tutto ciò che si è detto su questo breve saggio è lungi dall'essere risolto. Quello che è estremamente interessante, è osservare come l'autore metta a disposizione del lettore strumenti nuovi per analizzare l'uomo, o meglio, come proponga un cambio di prospettiva globale. Il testo mette in primo piano la biodiversità come elemento imprescindibile della natura. In natura il mondo è abitato da miliardi di esseri viventi sempre diversi tra loro, e questo è innegabile perché scientificamente dimostrato dal DNA. Ogni essere umano, conseguentemente, è sempre unico e questo è incontestabile e dimostrato dal fatto che non esistono in natura due esseri viventi uguali, identici e la loro copia è realizzabile solo con un procedimento artificiale: la clonazione. Quindi in natura ogni essere umano è necessariamente diverso da chiunque altro. In conclusione, in natura la diversità è la norma, o meglio, la diversità è natura, naturale, normale ed essendo l'uomo natura, tutti i suoi comportamenti sono conseguentemente naturali. Quello che viene evidenziato è come la storia e la religione abbiano nei millenni convinto il genere umano che tutti gli uomini siano uguali, o meglio dovrebbero cercare di esserlo, ma questa, secondo l'autore, è la distorsione conseguente alla più grande menzogna mai raccontata e perpetrata nei confronti dell'uomo e della donna. Un mondo tutto uguale sarebbe grigio, piatto, senza biodiversità e quindi abitato da esseri identici che si comporterebbero sempre nello stesso modo. Quando una società regolarizza la convivenza, stabilisce un ordine e delle leggi. Viene in sintesi stabilito cosa sia giusto e cosa sia sbagliato: viene selezionato, raccontato e storicizzato ciò che deve essere considerato "normale". Gli individui in disaccordo, che diventano dopo la regolarizzazione conseguentemente minoranza, dovranno adeguarsi a quanto stabilito e tendere verso il nuovo e arbitrario riferimento della maggioranza. Ovvero, un leader stabilisce quali sono i canoni da rispettare per pensarla "uguale" a lui e tutti devono adeguarsi, tendere verso quella regola e diventare "uguali" ai canoni prestabiliti. Ma questo non è mai perfettamente realizzabile, perché in natura non esiste uguaglianza. Quindi raggiungerla e diventare identici al leader che ha stabilito i suoi principi di normalità, sarà sempre impossibile e si genererà un terribile e discriminante principio di tolleranza per il "quasi uguale". Concludendo: la storia non ha mai prodotto società perfette, perché è basata su un'idea di fondo contro natura, innaturale, perché non sarà mai possibile essere uguali gli uni agli altri. E se questo è, effettivamente, scientificamente incontestabile, diventa altrettanto evidente come al principio di tolleranza per il quasi uguale, debba essere sostituito il principio di rispetto per le diversità. E se, come mette in chiaro l'autore, il sesso è alla base della vita, del piano di "creazione" (anche se l'autore parla principalmente di evoluzione), e viene praticato in natura non solo per la procreazione, ma anche per il piacere e per evitare lotte mortali tra leader rivali, viene da chiedersi: ma è contro natura praticare sesso, come iscritto biologicamente nel DNA anche tra persone dello stesso sesso, o è contro natura il fatto che un religioso di qualsiasi confessione decida a priori di non praticare sesso né per il piacere, né per la procreazione? Quindi un totale ribaltamento dell'idea di storia, di società, di normalità. Il libro tratta un'infinità di argomenti, anche se in modo molto concentrato, e non si limita a queste considerazioni. Parla di economia, guerra, arte, inquinamento, politica, istruzione, psicologia e molto altro, in modo coerente e logico, basando il ragionamento non solo su questa visione di fondo, che resta comunque il motore del saggio, ma anche su principi valutativi di tipo qualitativo e non quantitativo. Quel che ci sembra però estremamente interessante e rilevante, non è tanto il modo in cui è scritto, quanto proprio questo punto di vista proposto e perfettamente delineato, diametralmente opposto a quello attuale e storico, che spiegherebbe, per l'autore, il perché di tutti i problemi e di tutte le imperfezioni delle società storiche. Il finale del libro ipotizza una terza fase del genere umano, chiamata fase Distorica, di cui vengono definite le linee guida per realizzare una società perfetta. Lo scritto potrebbe diventare il cavallo di battaglia di tutte le minoranze se venisse presa come base di partenza questa nuova idea, ma probabilmente il libro, con una distribuzione così limitata, non raggiungerà il grande pubblico e non porterà grandi cambiamenti, ma sicuramente resterà un punto di partenza imprescindibile per il futuro, per un nuovo corso storico, in cui lo scopo della società sia la conoscenza e la convivenza biosostenibile che porti ad un nuovo sistema organizzato e perfetto, solidale, ecocompatibile, non piramidale, non maschilista, con un'economia svincolata da guerre e petrolio. 

CS/gup e gli studenti del DAMS dell'Università degli studi Roma Tre



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