martedì 17 dicembre 2013

Musica questa dimenticata

Come la musica, arte effimera e sensibile sia finita nel vano bagagli dell'ultima carrozza è un po' lungo da spiegare, ma è innegabile. Assistiamo al declino dell'arte e al disinteresse generalizzato ogni giorno; su ogni monumento imbrattato, in ogni teatro vuoto. Eppure una considerazione è necessaria: la società è cambiata radicalmente. Non è più quella comunità solidale e curiosa figlia dell'incanto di una tecnologia sempre in divenire; semmai è un agglomerato omologato in un contesto globale in cui l'industria delle arti ha preso il sopravvento sull'artista. Un po' è sempre stato così ... produttori, mecenati, direttori artistici ... eppure oggi la frattura è grande: una ferita non rimarginabile. Il sublime, il bello svincolato dal buono, sembrano retaggi di un'epoca che fu. Eppure chi ancora sperimenta c'è, chi ancora crede in una cultura della performance, in una insana e sensata prova  d'orchestra esiste; non è istituzionale la sua novità,  il suo essere arte, ma esiste! La sua creatività è risultato di una società polimorma e poliedrica, stratificata e frenetica. I cultori della musica che fu non sono riusciti a seguire o anticipare gli stili, il loro è un inseguire affannato e affannoso di forme informi e in divenire; uno sciocco arrogarsi il diritto di universalizzare canoni estetici che nascono dalla mente dell'artista, ma ne sono specchio e non regola certa e immutabile. La forma sonata è stata plasmata, modificata e distrutta dai grandi: le regole sono un bisogno prettamente umano di classificare e generalizzare forme nuove. In tutto questo non aiuta nemmeno il senso della musica e la sua conoscenza insegnati nelle scuole primarie. Uno sparuto Inno alla gioia, un Mattino accennato al flauto del tutto decontestualizzi non danno merito alla storia dell'arte più pura ed impalpabile. Bisogna dare alla musica il giusto gradino sul podio della cultura, soprattutto in un paese che è ne è stato faro di innovazione per secoli... ma anche osare e dare voce al nuovo, a chi crede che il cammino di Berio o Stravinskiy non sia stato vano e improduttivo. Niente magniloquenza e autoreferenzialità, ma umile prova di tentativi ed esperienze precarie e incerte, non assoluto, ma contingente. La musica non deve essere fatta dai critici o dai produttori, ma dagli artisti e un artista è sempre pronto alla discussione, all'esperienza. Sostenere che in questo periodo non ci sono bravi compositori è superficiale e quasi "da bar". La musica è cambiata ... diceva qualcuno... e aveva ragione; ma non può e non deve ridursi a mercificazione del corpo e a visualizzazione dei suoni in videoclip pornografici ... potrebbe anche esserlo, ma per ricerca e non per necessità o mortificazione dell'intelletto al denaro. Auspico che queste parole vengano lette e che qualcuno, qualcuno che fa della musica la sua ragione di vita, prenda spunto per un nuovo slancio creativo.
Marco Brama

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