sabato 21 dicembre 2013

Antonio Vivaldi - Il concerto italiano

Un punto fondamentale per lo sviluppo dei Concerti come li intendiamo oggi è da attribuire a diversi fattori che si sono venuti a creare nel corso del XVII secolo. Innanzitutto si sviluppò, soprattutto nel nord-ovest dell'Europa, l'editoria musicale che sfruttava la tecnica su lastre di rame che consentiva un abbassamento dei costi e quindi aumentava la diffusione delle copie degli spartiti. Le esecuzioni pubbliche, dette Accademie, associazioni culturali che si svilupparono in questo periodo, permisero il formarsi di quel discorso musicale finalmente "fine a se stesso" giacchè la musica non era creata per funzioni ecclesiastiche o commissionata per feste e cerimonie. Le accademie a pagamento in questo periodo si diffondono grazie anche ai musicisti dilettanti che sono spesso membri della piccola nobiltà e della ricca borghesia che rappresentano anche le categorie più numerose nel pubblico. Il pubblico era per la prima volta eterogeneo e appassionato di musica. Sono molti i dilettanti che apprezzano i grandi virtuosi e questo fa si che nelle composizioni sempre più peso assumano gli elementi solistici e questo in tutti i generi musicali. In Italia nei primi decenni del '700 l'editoria è ancora affidata alla stampa a caratteri mobili e molti compositori per stampare si rivolgono a editori stranieri, soprattutto olandesi.
Questo ha contribuito alla diffusione del repertorio Italiano in tutta Europa. La storia del concerto non è ovviamente legata solo alla diffusione degli spartiti e non va confusa semplicemente con quello che noi oggi chiamiamo Concerto. In realtà è la storia delle forme strumentali più importanti per la musica occidentale come la sinfonia e la sonata che costituiranno la base di tutte le forme sonore, seppure con i mutamenti geografici e temporali, fino ai giorni nostri. Il termine Sinfonia compare molto presto, ma non ha certo il significato che le attribuiamo oggi; piuttosto era sinonimo di avantiopera. Era una composizione eseguita con molti strumenti sì, ma prima o all'interno di un'opera. e quindi ne era un momento, un frammento, un divertissment. Aveva un carattere spesso completamente indipendente dall'opera in cui era inserita e poteva anche essere scambiata  più o meno arbitrariamente con altre composizioni. Non era ancora delineata una uniformità stilistica. Fu solo dagli anni '20 del '700, quando i maestri napoletani cominciano ad espandere la composizione, allungandone le proporzioni dei singoli movimenti e creando uno schema riconoscibile fatto di tre parti di cui quelle esterne veloci e quella interna lenta, che si cominciò a definire una struttura peculiare. Nel primo movimento compaiono due temi che vengono spesso esposti in tonica e dominante. Lo sviluppo è praticamente omesso o molto condensato, mentre è già presente la ripresa e il contrasto tematico tra gli elementi o tra i temi. I tempi lenti centrali sono cantabili e lirici, mentre quelli finali adottano misure ternarie in 3/4 o 6/8 e hanno un carattere danzereccio o di fanfara. Questa struttura rendeva la composizione molto intellegibile come richiedevano le modeste capacità tecniche dei musicisti dilettanti delle Accademie che volevano rieseguirle pubblicamente insieme a musicisti professionisti. L'ensemble era generalmente affidato a 4 parti d'archi con oboi o flauti e corni. Divenne poi una prassi la presenza della tromba che contrastava con la timbrica degli archi. Alla tromba veniva affidato il compito di esprimere sentimenti bellicosi, collerici, quasi vendicativi. Il tutto si andò consolidando fino a quando Giuseppe Torelli ne codificò le strutture e ampliò la forma inserendo fino a 4 trombe. Torelli fu importantissimo perché definì la concezione del concerto solistico in 3 movimenti veloce-lento-veloce. Questa divisione, che potrebbe apparire oggi ovvia e un po' banale, è in realtà alla base di quasi tutte le composizioni orchestrali dei secoli successivi -anche se ovviamente con modifiche, aggiunte, omissioni e quant'altro-. Antonio Vivaldi apprese sicuramente molto da Torelli, certamente per la struttura dei 3 movimenti, ma fu evidentemente influenzato anche da Giorgio Gentili e Tomaso Albinoni, anche se ne arricchì le scritture strumentali, specialmente quelle solistiche del violino, con una varietà di effetti che influenzeranno tutta la tecnica del suo tempo. La vita di Vivaldi è in parte ancora sconosciuta perché dopo la sua morte venne dimenticato. Questo accadde perché i suoi contemporanei italiani, a differenza di quelli francesi e tedeschi, non apprezzarono mai realmente Vivaldi come compositore. Lo considerarono un grande violinista, ma un compositore con uno stile curioso e diverso dagli standard dell'epoca, un compositore di musica adatta solo a far divertire i ragazzi. In effetti Vivaldi era circondato da ragazzi, specialmente da fanciulle. Si andavano sviluppando in quest'epoca i Conservatori, cioè degli istituti di pietà che accoglievano ragazzi disagiati o orfani a cui venivano insegnati i mestieri, tra i quali quello del musicista. La ricca produzione di Vivaldi è in parte da attribuire proprio ai suoi impegni presso la Pietà. Non fu certo solo il fatto di non essere apprezzato in Italia come compositore a farlo finire nell'oblio, era in realtà prassi durante il XVI e XVII secolo suonare sempre brani nuovi e raramente esecuzioni passate. Inoltre con i guadagni dei concerti a pagamento, che si andavano diffondendo, si risollevavano in parte le necessità economiche dei conservatori stessi. Ma la musica di Vivaldi non si diffuse solo per via dei concerti, ma anche e soprattutto per gli interessi di musicisti d'oltralpe tra cui il violinista e copista Pisendel che contribuì alla diffusione delle composizioni del genio veneziano in Germania. Con il Prete Rosso - così era conosciuto Vivaldi - il concerto solistico del primo '700 entra nella fase più matura. Egli accentua il contrasto tra i movimenti estremi e quelli centrali sottolineandolo anche per mezzo del solista. Egli tende a semplificare e snellire il tessuto orchestrale con raddoppi e unisoni che gli permettono di ridurre le parti reali che sono solitamente 3 o 4. La scrittura risulta leggera, cristallina, i bassi talvolta suonano nei registri medio-alti; per rendere il suono ancora più delicato e leggero talvolta il violoncelli e il contrabasso suonano in pizzicato. E' prassi vivaldiana anche quella di sfruttare i registri estremi come nel caso del violino dove vengono eseguite note molto acute. Vengono creati anche effetti che simulano l'eco, e la dinamica diventa sempre più curata e varia con forti contrasti come nella "Primavera" dove al pianissimo dei violini (che rappresentano un pastore che dorme) si contrappone il fortissimo strappato della viola (che rappresenta un cane che abbaia). A livello armonico l'impianto tonale tende ad evidenziare con forza il dualismo maggiore e minore con incursioni spesso fugaci drammatiche in minore o distese in maggiore. Le progressioni armoniche sono incentrate su tonica, sottodominante e dominante con stazionamenti su cadenze perfette (I-IV-V-I). Il passaggio alla nuova tonalità avviene passando generalmente dalla modale, dalla sottodominante o dalla sensibile. L'impianto melodico è composto da motivi semplici che sembrano cuciti sullo strumento; articolate sono invece le variazioni che su questi motivi vencono create. L'impiato ritmico è generalmente molto marcato e diversificato. In apertura Vivaldi predilige schemi anapestici, e durante lo svolgimento ritmi distribuiti o simultanei incastrati in modo originale. Usa spesso la sincope per produrre effetti di tensione o il ritmo lombardo per creare effetti ritmici inaspettati. Se nei concerti usa poco elementi contrappuntistici, in altre forme, come quelle vocali sacre, utilizza spesso l'imitazione a 2 o più parti. Nei suoi concerti infine possiamo trovare una struttura caratteristica detta forma-ritornello in cui il Tutti si ripete più volte (appunto come ritornello) e viene inframezzato dal solista che ripropone il tema variato o il tutti com'è o anch'esso variato. La musica di Vivaldi fu lungamente studiata da Bach il quale ne trascrisse e riadattò molte parti e lo considerò un modello importante per la sua musica. Riscoperto nel corso del XX secolo Vivaldi non è sempre stato apprezzato come compositore; Stravinskiy diceva che aveva scritto 500 volte lo stesso concerto, ma questa è certamente un'opinione personale e cervellotica. La musica non deve essere necessariamente complessa nel fluire, anzi, spesso la facilità d'ascolto può nascondere un'idea razionale molto matura (basti pensare al 3° e 4° tempo della Sinfonia Eroica di Beethoven) e non autoreferenziale. Infine come diciamo sempre noi di DIVERSE ANGOLAZIONI, ogni opera va sempre contestualizzata e apprezzata per quello che ha apportato alla storia del genere umano ... e in questo senso l'opera di Vivaldi è una delle più importanti di tutti i tempi.
Marco Brama

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