domenica 2 aprile 2017

Global o no global? Cerchiamo di capire meglio

Protezionismo o globalizzazione? Immaginate se il mondo non avesse conosciuto il limite dello spostamento, no, non l'essere comunità stanziali, piuttosto popoli migranti nel lungo periodo. Esattamente spostarsi, fermarsi, creare un modello di coesistenza più o meno funzionale, più o meno pacifico. Pensate alle innumerevoli realtà che si sono create, alle migliaia di città, usi e costumi che esistono e che il genere umano ha creato. Questo perché siamo tutti diversi e ogni comunità ha realizzato il suo mondo, l'ha plasmato, coltivato, regolarizzato. Un modello basato sulla legge del più forte o del più intelligente (o del più spietato e furbo), ma comunque sufficientemente variegato da costringere tanti modelli maggioritari al confronto, mostrando il loro essere piccoli e diversi. Venezia, Roma, Firenze, Parigi, Madrid, Mosca, Tokio, ma anche Siena, Viterbo, Lucca, Montpellier, Lione, Dublino, Lisbona, qualsiasi città, paese o villaggio, mostra la sua storia fatta di singolarità. La pasta, la pizza, il vino, la birra, il pane... ogni elemento, ogni invenzione, ogni vestito, canto, strumento, gioco o tormento, è il frutto della singolarità. Senza la diversità vivremmo in un mondo tutto uguale, piatto, sterile. Raccontare il passato con un filtro, porta nelle nostre abitazioni un mondo che è stato. Oggi usi e costumi sono piatti, livellati, identici. Puoi andare a Sidney o a Berlino e mangiare il tuo panino fatto di cartone, ascoltare il concerto della stessa star, vedere la stessa identica serie tv, spesso doppiata nella propria lingua, (illudendo il pubblico che sia realmente quella la lingua originale...) un mondo che tende ad essere forma e specchio della cultura dominante, un modello che implode perché inutile, banale, stereotipato, stucchevole e ripetitivo. Ecco cosa sta realizzando l'idea di globalizzazione. Non si tratta di chiudere le frontiere o limitare gli scambi, piuttosto bisogna esaltare la possibilità per le forme esistenti di evolvere singolarmente. Per intenderci: che fine ha fatto la musica popolare italiana? Perché è morta soppiantata dal modello anglosassone? Oggi la musica industriale italiana è la brutta copia di quella inglese, di quella americana... l'hip hop non è una nostra tradizione, eppure è il modello di migliaia di giovani che lo hanno appreso dalla tv, dalla radio e non certo dalla strada. Non si tratta di mangiare o no il sushi, ma di capire che un mondo che rinuncia alle sue origini è un mondo morto, destinato alla colonizzazione più bieca e spietata, dove tutto finisce per piegarsi all'economia. Sostenete le diversità e non rinunciate mai al confronto! Non dovete impedire al nuovo di arrivare e parlare col suo linguaggio, ma non dovete neppure rinunciare a voi stessi, alla vostra idea, alla vostra piccola nota stonata che fa la differenza! Gli accidenti rendono unica l'esperienza di una vita e non sono manifestazione di un difetto, ma dettagli che fanno la differenza, specificità della natura umana dove la cultura non può essere il pilastro trascurato, perché è il motore dell'evoluzione stessa. E scegliete con cura la vostra cronaca, perché la storia può cambiare tutto! 1989, muri, libera circolazione, merci, persone come merci, confini, profitti, classi, vecchie classi, nuovi mercati...

Super Corpo x CS 2017

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