venerdì 22 agosto 2014

Riutilizzare una notizia

Mi dispiace ma questa non è una notizia da tenere tra i commenti di un qualsiasi Social Network per evitare che qualcuno si infastidisca o noti un atteggiamento polemico. Ho più del doppio dell'età del ragazzo di questa storia ed è una vita intera che sento gente pettegola distruggere la vita degli altri,  una vita che sento i governi dire che tutto cambierà,  una vita che sento i militanti dire che salveranno il mondo. Sono stanco di vedere foto di culi e tette,  stanco di sentire se è giusto o no dare 10 milioni di euro ad un allenatore,  stufo di conoscere la stupida scala dei valori di chi stabilisce che una vita è più importante di un'altra,  stufo di vedere milioni di iscritti alle pagine di chi produce orrore e lo vende senza problemi,  stufo di aspettare la mia auto all'idrogeno. Ho capito una cosa e cioè  che il mondo è fatto per i mediocri figli di papà e nessuno di questi sarà disposto a fare nulla per me o per voi a meno che non si diventi i suoi giullari del momento o non si faccia parte dell'élite che governa il mondo con le guerre.  Quindi faccio qualcosa per me e difendo i miei diritti scrivendo quanto segue seppure la notizia (che ho riscritto e dalla quale ho tolto alcune parole o ne ho modificato il senso) provenga da un giornalista che ovviamente come tutti i giornalisti pagati è venduto al potere e scrive questo per giustificare la guerra da un altro punto di vista, quello contro i musulmani: Un giovane di appena 18 anni che vive in Azerbaigian ha rischiato di essere bruciato vivo dai suoi stessi genitori. Lo scorso 12 agosto suo padre e sua madre hanno ricevuto via mail una sua foto mentre partecipava ad una manifestazione pubblica per i diritti gay e hanno deciso di punirlo .
L’hanno picchiato brutalmente, preso a calci quasi uccidendolo e hanno tentato di dargli fuoco cospargendolo di benzina .
A riportare la notizia sono stati gli amici LGBT dell’Azerbaigian. Il Post Internazionale scrive: "Ora il giovane è al sicuro, aggiungono i delegati, ma non possiede più vestiti né documenti per espatriare: li ha lasciati a casa e i suoi genitori li hanno strappati. Si sentirà fuori pericolo solo quando sarà emigrato.
L’Azerbaigian è un Paese laico, secolarizzato, dove essere omosessuale non è illegale dal 2000 e la Costituzione proclama l’eguaglianza di tutte le persone ”. Tuttavia, la maggioranza della popolazione (...) è molto conservatrice sul tema dell'omosessualità, soprattutto nelle aree rurali, dove la discriminazione è diffusa. In tutto l'Azerbaigian non c'è un solo locale gay.
Secondo le associazione per i diritti LGBT - ce ne sono quattro, nessuna ufficialmente registrata come ONG - il 90 per cento degli omosessuali è costretto a nascondere la propria identità per tutta la vita. Non è facile denunciare violenze e discriminazioni sul lavoro o in famiglia: la polizia tende a essere più indulgente con gli aggressori omofobi che con le loro vittime.
Il 22 gennaio di quest ’anno il ventenne Isa Shakhmarli, leader del Gruppo LGBT liberi dell’Azerbaigian, si è suicidato impiccandosi con una bandiera arcobaleno. “ Questo mondo non è abbastanza colorato per me”, aveva lasciato scritto.
La sua morte ha scatenato una valanga di polemiche che il caso di Malik ha riportato alla luce. Da una parte, il suicidio di un loro membro ha portato la comunità LGBT a uscire davvero allo scoperto e a proporre un disegno di legge a protezione delle così dette minoranze sessuali (ma che in realtà non sono affatto minoranze nda). Gli attivisti chiedono un ’educazione più aperta nelle scuole e hanno proclamato il 22 gennaio “giorno del rispetto (tda)".
Dall’altra parte, il funerale di Isa Shakhmarli tenutosi pochi giorni dopo la sua morte a Bina, un sobborgo della capitale Baku, si è trasformato in un violento episodio di omofobia . Gli abitanti della zona hanno infatti lanciato pietre sulle auto dei partecipanti: non volevano che il corpo di un omosessuale fosse seppellito nel loro cimitero (come se si potesse chiedere ai morti se quando erano in vita erano gay o etero nda)......
Pur sapendo scientificamente che è un comportamento naturale diffuso in modo più o meno marcato in tutti gli esseri umani,  l’omosessualità è ancora considerata un reato in 78 Paesi nel mondo. In sette di questi (Arabia Saudita, Iran, Mauritania, Sudan, Yemen, negli stati della federazione della Nigeria che applicano la sharia e nelle zone meridionali della Somalia) questa è punita con la pena capitale. Purtroppo anche l'Italia non è messa bene ed esistono movimenti politici di destra e cattolico radicali che, nonostante non siano musulmani come quelli in questione, per sviare le attenzioni dalle loro stesse naturali pulsioni e terrorizzati sopratutto dall'opinione pubblica che potrebbe etichettarli come gay, arrivano anche a picchiare i ragazzi che vengono dichiarati pubblicamente diversi. E non sto scherzando!

Nessun commento:

Posta un commento