venerdì 5 febbraio 2021

Involuzione Controllata: quando Marco Brama aveva visto lungo.

di Claudia Pori

Era il 2015 quando Marco Brama dava alle stampe un piccolo saggio passato un po' in secondo piano. Ma cosa avrebbe di speciale questo breve libricino? A quanto sembra, conterrebbe alcuni passaggi molto interessanti come quello sull'Involuzione controllata, che sarebbe in atto proprio in questo periodo storico. Leggiamo alcuni passaggi di "Distoria - per una crono conoscenza dell'uomo".

[...]  Un'alternativa a questo sistema millenario e storicizzato, potrebbe consistere nella conversione di tutte le attività e di tutte le industrie legate alle attività belliche, per affrontare un passaggio verso un modello ecosostenibile, più vicino ai ritmi naturali, dove non ci sia accumulo, ma solo sostentamento. Per attuare questo piano non basterebbe però una rivoluzione; sarebbe necessario smantellare tutta la costruzione, tutto il sistema, tutti i modelli di riferimento che condizionano le nostre vite da millenni. Non è affatto semplice, ma è fattibile. Prima sarebbe però necessario essere lungimiranti, immaginare un mondo diverso, basato su pratiche non primitive, ma biocompatibili e biosostenibili. Considerare che il pianeta è uno soltanto e presto sarà totalmente sovraffollato. Non si tratta di attuare un controllo delle nascite, semplicemente di utilizzare il necessario. L'attuale produzione di cibo, carne, frutta e verdura, avviene in modo altamente inquinante e a ritmi insostenibili. Non entro nel merito di pesticidi e organismi geneticamente modificati, dico soltanto che c'è un esubero di produzione altissimo. Alimenti che vengono gettati, macerati, bruciati per impedire il crollo dei prezzi e ovviamente una parte della popolazione non ha accesso a questo tipo di risorse, perché l’importante non è distribuire equamente, ma compulsivamente accumulare il più possibile per essere i più forti e inconsciamente, essere pronti ad affrontare un inverno rigidissimo. Potrebbe fare la differenza riuscire a concepirsi come società realmente globale, consapevole dei propri limiti e più cosciente della finitezza dell'ecosistema in cui vive. Solo in questo modo si potrebbe aprire uno spiraglio per il futuro della biodiversità che abbiamo forse irrimediabilmente alterato. (segue)

[...] Quello che sarebbe auspicabile è invece una sorta di involuzione controllata, attraverso la quale standardizzare compiti e responsabilità, rinunciare ad approcci di tipo soggettivistico e scegliere modelli di condivisione collettiva dei beni, ragionare in termini di ecosistema limitato, utilizzare solo risorse rinnovabili e scrollarsi di dosso tutte le civetterie legate al superfluo. Bisognerebbe inoltre avere chiaro, come ogni singola invenzione, anche la più piccola, quella apparentemente innocua, debba essere sempre valutata in vista delle conseguenze che porterà nella società stessa alterando le leggi del caos. Non è auspicabile, come dicevo, rinunciare alle scoperte scientifiche e tecniche. Non bisogna misconoscere le conquiste mediche, ma queste dovranno essere disponibili sempre e soltanto in modo gratuito, senza possibilità di originare un mercato della salute a sua volta discriminante. Anche il sapere dovrà essere gratuito per tutti e dovrà essere preservato e ampliato, ma in quanto sapere accumulato, sarà utilizzato per illuminare le menti e portarle ad interrogarsi sul significato di piacere e di uno stile di vita realmente appagante, che utilizzi le risorse a disposizione in modo non distruttivo. È possibile creare elettricità, spostarsi velocemente, produrre tecnologia con risorse non inquinanti e completamente ed "eternamente" rigenerabili. Quindi bisognerà sollecitare una conversione industriale che dia respiro a questa sfera che avanza nel Cosmo, ruotando intorno alla sua Stella che, a sua volta, avanza e ruota intorno al centro galattico creando una spirale, che altro non è, che una macroelica di DNA che ci ricorda che tutto è in perenne divenire, diverso, unico, peculiare, irripetibile, e per questo speciale. (segue)



[...] Bisognerà partire dall’alto, dalle menti più illuminate e lungimiranti, che dovranno “sporcarsi” le mani, scendere in piazza, scrollarsi di dosso le velleità personali, pensando solo ed esclusivamente all’obiettivo finale e al bene comune, costituendo, sotto la spinta di questo nuovo modo di concepire la vita, un movimento profondamente ideologizzato, che coinvolga e porti gli uomini a desiderare un cambiamento radicale e che possa influenzare e convertire man mano tutte le culture. [...] E se è vero che l’uomo difficilmente antepone gli altri a sé stesso, è pur vero che il contesto influisce sul suo agire, alterando la sua naturale predisposizione alla cooperazione. L’uomo contemporaneo è egoista, non per nascita, ma per via della contingenza. Il millenario contesto storico, innaturale e per questo motivo deformato e spietato, mai realmente mutato e solo stratificato e legittimato dagli eventi, ha condizionato tutta la fase storica dell’evoluzione umana. Contesto e uomo si influenzano reciprocamente, diventando l’uno riflesso dell’altro. L’uomo è superficiale, distratto, non guarda oltre la propria sfera protettiva, non pensa alle conseguenze delle sue azioni sugli altri. [...] Annullando il disequilibrio tra nord e sud del mondo, cambiando radicalmente il contesto, modifica realizzabile solo partendo dall’alto, e assumendo per certo il fatto che tutti i bisogni, con le attuali conoscenze, possono essere già soddisfatti localmente e in modo totalmente biosostenibile, il passaggio alla terza fase dell’evoluzione umana, quella post-storica, sarà una semplice conseguenza. 



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