giovedì 11 febbraio 2021

Fantascienza da due soldi

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Vorrei tanto sbagliarmi su questa finaccia della società occidentale, vorrei tanto riuscire come chiunque ad illudermi che con le mascherine e i vaccini si risolverà tutto, vorrei che la nostra visione etnocentrica corrispondesse ad una reale illuminazione culturale che ci renderà i numeri 1 nel migliorare il mondo, ma l'antropologia culturale ci ha insegnato che le visioni etnocentriche sono miopi e che la globalizzazione a più marce, in un mondo con aree forti dai confini ben delineati e irremovibili, sono fallimentari. Ecco cosa ha fatto la pandemia, ci ha messo di fronte alla nostra fine culturale. Non che io non creda nei suoi cardini, ma questi si stanno scontrando con idee non riscrivibili, in attesa da millenni di affermarsi e che abbiamo sempre ignorato e trattato con la mentalità del colonizzatore bianco. Colonizzatore sciocco e presuntuoso, che ha pensato solo all'economia e non alla cultura vera sfruttando il surrogato di un'idea di divertimento illusorio ed effimero. Uno stile di vita non cambia la concezione stessa di società, la rende più alla moda, ma solamente sotto la struttura portante e monolitica di usi e costumi millenari. Chiaramente è una mia visione basata su un'osservazione non scientifica, anche se sostenuta da dati e tendenze, e che potrebbe rivelarsi del tutto infondata. Credo che nel giro di 4/5 anni si definirà stabilmente lo spostamento economico-politico e accadrà in modo destabilizzante, anche se continueremo a raccontare e mostrare una verità parziale per molto tempo. Non so se avverrà con una guerra, con un'altra pandemia o semplicemente per inerzia, ma in sostanza credo che tutta sta manfrina che stiamo facendo, dove tutti si riempiono la bocca per negare l'evidente e non aprire il vaso di Pandora tentacolare per evitare il pandemonio popolare, sia solo il lento prolungamento di un'agonia, in cui ci illudiamo di essere ancora il centro del mondo, i migliori, i più ricchi, quelli che sanno e dettano le regole. Ma gli imperi e le civiltà spariscono continuamente...  maya, aztechi, inca, babilonesi, sumeri, mongoli, persiani, romani... qualcosa rientra nel ciclo, qualcosa rimane, ma tutto il resto cambia o scompare. Non è né una novità, né un'ipotesi remota. Ste strizzate di vecchi cadaveri pressati a cui non abbiamo dato neanche degna sepoltura (il petrolio) sono un po' come le arance secche fuori stagione, ma non sarà la batteria di un'automobile a salvarci. Tutto si muove digitalmente e ogni giorno migliaia di lavori spariscono, sostituiti da noi al servizio di noi stessi (immagina i negozi e le banche online per dire...), che togliamo posti di lavoro a commessi e impiegati. Casse automatiche, distributori automatici, robot, droni... sì, tutto bello, tutto meraviglioso... ma chi ha pensato al sostituto del lavoro? Cosa faranno migliaia, milioni di persone una volta che tutti i lavori saranno sostituiti? Nel goffo e arcigno tentativo del capitalista di guadagnare sempre di più e spendere sempre meno, si è delineato un problema insormontabile: chi comprerà se nessuno lavorerà? Troppo semplice come analisi? Beh, certo, non sto scrivendo un trattato, ma un post, però prova ad allargare il tutto a livello planetario e argomenta se ci riesci. Prova a parlare di polverizzazione, di piccole imprese, di soldi virtuali, di servizi, di assistenzialismo, di classe media, di operai... provaci! Concludendo: nel tentativo di proteggere i più inconsapevoli dall'ineluttabile, tutto ciò che abbiamo con forza negato si è dimostrato vero e la verità frammentata è un mosaico non iniziato e già in disfacimento. Rispondere con la forza non è nemmeno più proponibile, perché ad oggi non siamo neanche i più forti. Per cui... godiamoci questi ultimi anni di briciole di benessere e pseudo-ricchezza che ci hanno concesso, prima del great reset! In bocca al lupo a chi verrà...

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