domenica 29 luglio 2018

Ghosting

E ora la pseudo-novità del ghosting...tanto per usare un'altra parola inglese... Un po' come autoscatto che è diventato selfie...comunque il Ghosting sarebbe a quanto pare, la violenza psicologica preferita di questa nuova generazione.
Esistono due tipi di persone: quelle che affrontano la fine di una relazione dicendo le cose come stanno, e lasciando che l’altro faccia altrettanto, e quelle che semplicemente spariscono...per sempre. È nata addirittura una parola per definirlo: ghosting, ovvero diventare dei fantasmi, sparire improvvisamente, smettendo di rispondere a chiamate, messaggi, email, anche se fino a quel momento sembrava tutto andasse bene. Di fatto è una tattica interpersonale passivo-aggressiva: si parla di ghosting soprattutto per l’ambito sentimentale, ma può interessare anche i rapporti d’amicizia o professionali. Qualcuno potrebbe dire che non c’è niente di nuovo: gli stronzi e i vigliacchi, dice Jonathan Bozzi, sono sempre esistiti.

Negarsi, sparire nel nulla, è sempre stato possibile, ma la comunicazione via internet ha reso endemico il fenomeno. Chat e social permettono lo scambio di messaggi a oltranza, spesso anche in assenza di rapporto diretto, e non c’è più molta differenza – soprattutto per chi è cresciuto dalla seconda metà degli anni ’90 in poi – tra sentirsi a distanza e parlarsi di persona. La comunicazione online rende molto più semplice non assumersi la responsabilità delle proprie azioni e il passaggio dal contatto assiduo al silenzio è questione di un attimo: basta chiudere il pc e alzarsi dalla scrivania o rimettere in tasca il cellulare. Su internet ci si può rappresentare come si vuole e quando non si riesce a gestire qualcosa la soluzione è lì a portata di mano: si smette di rispondere, si silenzia la chat o si va direttamente offline. Si trattano le persone come oggetti, come esseri svuotati della loro essenza, dell'anima; veri e propri corpi virtuali, estensione della parte fisica. Attraverso un sondaggio il sito di appuntamenti Plenty of Fish ha rilevato che su un campione di 800 utenti fra i 18 e 33 anni, l’80% di essi ha subito un’esperienza di ghosting. Altre fonti ridimensionano un po’ il fenomeno, ma ad ogni modo sembra si tratti di un vero trend. Spesso il ghosting è l’esito di stili di attaccamento disfunzionali, ovvero di relazioni affettive sbagliate con quelli che la psicologia contemporanea definisce caregiver (tanto per usare un'altra parola inglese), ovvero dispensatori di attenzioni, la famiglia o chi si è preso cura di noi durante l’infanzia. Il dolore emotivo, quando viene sperimentato in fasi molto precoci, tende a creare degli schemi che poi tendiamo a replicare da adulti, cercando e ricercando quanto vissuto nelle persone che crediamo di amare. Ecco, il ghosting metterebbe in evidenza le difficoltà dei genitori con le nuove generazioni, i rapporti superficiali, disfunzionali, distratti ed egoistici che sempre più spesso caratterizzano le famiglie del nuovo millennio. A volte guardare al passato non significa necessariamente regredire... Se i migliori macinini per la farina erano quelli in ottone dell'800, riutilizzarli non significa tornare indietro o essere reazionari, semplicemente significa utilizzare la memoria per ricordare, comprendere, scegliere, migliorare. Ecco cosa manca alle nuove generazioni: la memoria, finita all'interno degli smartphone sotto forma di byte.

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