mercoledì 30 maggio 2018

Mercato dell'usato

(Chiaramente semplificando e tralasciando un'infinità di argomenti). La sinistra nasce con la rivoluzione francese per tutelare i ceti più poveri, le minoranze, i braccianti. I suoi obiettivi sono stato raggiunti più volte, per molto tempo e in vari paesi. In effetti i partiti della sinistra "storica" (tra virgoolette) in Europa, hanno tutelato i lavoratori, i diritti delle minoranze,  delle donne, abolito la pena di morte, esteso l'struzione, il diritto di voto, le pensioni, reso più tollerabili le condizioni di vita dei più disagiati, diminuito le ore di lavoro e reso generalmente la vita di tutte le persone comuni, migliore. Indiscutibilmente! Tanto che possiamo affermare con assoluta certezza che, se le condizioni di vita della gente comune oggi sono decisamente migliorate rispetto al passato, è per merito delle lotte dei partiti di sinistra. Peccato però che oggi la sinistra non esista più! È ridotta ad un cumulo di macerie e rappresentata da pochi sfigati ed emarginati nostalgici, combattuti a morte dai ricchi che li hanno perfino resi ridicoli agli occhi dei loro stessi tutelati. Avete più sentito parlare di socialismo? Di comunismo? Ora, anche se ogni 3 x 2 qualcuno accusa qualcun altro di essere comunista, 😂 è dal 1989 che non esiste più la sinistra post rivoluzionaria in Europa (e non solo). Ora in questi giorni, dopo il rischio di un ministro italiano dell'economia insolitamente statalista (non importa perché), qualcuno ha detto: "I mercati insegneranno agli italiani a votare la cosa giusta!" Mecojoni! Quindi esiste realmente un sacro libro della politica economica europea così com'è strutturata! Hai capito!!! E lo insegnerebbero i mercati! Bene! Interessante! E a cosa porterebbe fare bene i compiti assegnati da questi mercati? Ve lo dico io cosa porterebbe: il più alto tasso di povertà in Italia, almeno da quando sono disponibili le serie storiche, iniziate dopo l'introduzione e l'assestamento della nuova moneta comunitaria: l'euro. Dal 2002 in poi i dati relativi alla povertà in Italia sono diventati sempre più sconfortanti. Secondo Eurostat l'Italia è il Paese che conta, in valori assoluti, più poveri in Europa...e se la sinistra si occupa di tutelare i poveri, beh, direi proprio che qualcosa non sta più funzionando. Il fatto che l'Italia abbia il più alto tasso di povertà, emerge dalle analisi dall'Ufficio Statitico dell'Unione Europea sul tasso di privazione sociale. Nel 2016 i poveri erano quasi 10,5 milioni. La classifica è stata redatta basandosi su una serie di indicatori che valutano le possibilità economiche e di situazione sociale delle persone.
Le spese prese in considerazione da Eurostat permettono di valutare quando si entra nella categoria di deprivazione materiale e sociale se non ci si può permettere almeno cinque delle spese sotto elencate:
• affrontare spese impreviste;
• una settimana di vacanza annuale fuori casa;
• evitare arretrati (in mutui, affitti, utenze e / o rate di acquisto a rate);
• permettersi un pasto con carne, pollo o pesce o equivalente vegetariano ogni secondo giorno;
• mantenere la propria casa adeguatamente calda;
• una macchina / furgone per uso personale;
• sostituire i mobili logori;
• sostituire i vestiti logori con alcuni nuovi;
• avere due paia di scarpe adeguate;
• spendere una piccola somma di denaro ogni settimana su se stesso     ("paghetta");
• avere attività ricreative regolari;
• stare insieme con amici/famiglia per un drink pasto almeno 1 volta al mese;
• possedere una connessione Internet.

Anche secondo i dati resi noti dall'Istat sulle condizioni di vita degli italiani, nel 2016 si registra il record storico sia per le persone a rischio di povertà (20,6%) sia per quelle a rischio di povertà o esclusione sociale (30%).La stima delle famiglie a rischio povertà o esclusione sociale per il 2016 è infatti del 30% e qui ad essere registrato è un peggioramento rispetto all’anno precedente quando la percentuale era del 28,7.

Secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali la povertà è un fenomeno complesso che dipende da vari fattori in quanto non deriva solo dalla mancanza di reddito ma anche dalle scarse probabilità di partecipare alla vita economica e sociale del Paese.

Secondo quanto riportato dall’Istat, il rischio di cadere nella condizione di povertà riguarda sia gli individui considerati singolarmente (e si passa dal 19,9% al 20,6%), sia coloro che vivono in famiglie con pochi mezzi (e qui si passa dall’11,5% al 12,1%), sia infine persone che vivono in nuclei a bassa intensità lavorativa. Le aree più esposte al fenomeno sono quelle meridionali ma anche il Centro del Paese non se la passa bene infatti un quarto dei residenti è a rischio povertà.

Per l'Unione Nazionale Consumatori: "Non solo i dati peggiorano rispetto al 2015, ma mai si era registrato un dato così negativo dall'inizio delle serie storiche, iniziate nel 2003" afferma Massimiliano Dona presidente dell'UNC. "Sono dati da Terzo Mondo, non degni di un Paese civile. Non si tratta solo di una priorità sociale e morale, ma anche economica. Fino a che il 30% degli italiani è rischio povertà o esclusione sociale è evidente che i consumi delle famiglie non potranno mai veramente decollare e si resterà intorno all'1 virgola" prosegue Dona. "I dati ci dicono che non basta varare il Rei (Reddito di inclusione sociale, ndr) cercando di tamponare l'emergenza. Bisogna evitare che le file dei poveri assoluti continuino ad ingrossarsi, risolvendo i problemi di chi, pur stando ora sopra la soglia di povertà assoluta o relativa, rischia di finire sotto perché non riesce a pagare le bollette o ad affrontare una spesa imprevista di 800 euro" conclude Dona.
Ecco, in conclusione, la sinistra aiuta i più deboli, non i mercati dei padroni! E se qualcuno mette in discussione le lezioni dei mercati, beh... Per me è più di sinistra dei radical chic che raccontano la storia del mondo.

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