lunedì 27 agosto 2018

Immigrazione - La punta dell'iceberg.

Ogni anno le guerre e le carestie dovute ai cambiamenti climatici sono la causa principale alla base delle migrazioni. Ogni anno più di 60.000.000 di profughi fuggono da guerre e carestie. Immaginate un esodo di massa di tutti gli italiani ... Nessuno stato potrebbe mai ospitare un numero così elevato di rifugiati, neppure in cento anni. Figuriamoci ospitare sessanta milioni di profughi OGNI ANNO! Aiutare e ospitare è sacrosanto e imperativo, ma prima di tutto bisogna sensibilizzare l'opinione pubblica, affinché faccia pressione sui governi, per mettere alle strette i poteri forti. Nelle nostre divisioni tra chi è a favore o contrario all'accoglienza, stiamo solo facendo il gioco del potere, smacchiando superficialmente la nostra coscienza occupandoci della punta di un enorme iceberg nascosto sott'acqua. Solo liberando gli stati "miniera" dallo sfruttamento plurisecolare,  potremo salvare gli esseri umani. Il resto sono solo chiacchiere da orbi fruitori passivi di social media. Organizzare una marcia per la pace? Non una, ma cento, mille, centomila marce per la pace, perché chi libera uno stato dalla guerra, salva il suo popolo intero!
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Di seguito un estratto dal sito Contropiano.
Il rapporto annuale Global Trends dell’UNHCR, che traccia le migrazioni forzate nel mondo basandosi su dati forniti dai governi, dalle agenzie partner incluso l’Internal Displacement Monitoring Centre, e dai rapporti dell’organizzazione stessa, riporta circa 65.3 milioni di persone costrette alla fuga nel 2015, rispetto ai 59.5 milioni di un anno prima. Per la prima volta viene superata la soglia dei 60 milioni di persone.
Il totale di 65.3 milioni comprende 3.2 milioni di persone che erano in attesa di decisione sulla loro richiesta d’asilo in paesi industrializzati a fine 2015 (il più alto totale mai registrato dall’UNHCR), 21.3 milioni di rifugiati nel mondo (1.8 milioni in più rispetto al 2014 e il dato più alto dall’inizio degli anni novanta), e 40.8 milioni di persone costrette a fuggire dalla propria casa ma che si trovavano ancora all’interno dei confini del loro paese (il numero più alto mai registrato, in aumento di 2.6 milioni rispetto al 2014).

A livello globale, con una popolazione mondiale di 7.349 miliardi di persone, questi numeri significano che 1 persona su 113 è oggi un richiedente asilo, sfollato interno o rifugiato – un livello di rischio senza precedenti secondo l’UNHCR. In tutto, il numero di persone costrette alla fuga è più alto del numero di abitanti della Francia, del Regno Unito o dell’Italia.

In molte regioni del mondo le migrazioni forzate sono in aumento dalla metà degli anni novanta, in alcuni casi anche da prima, tuttavia il tasso di incremento si è alzato negli ultimi cinque anni. Le ragioni principali sono tre: le crisi che causano grandi flussi di rifugiati durano, in media, più a lungo (ad esempio, i conflitti in Somalia o Afghanistan stanno ormai entrando rispettivamente nel loro terzo e quarto decennio); è maggiore la  frequenza con cui si verificano nuove situazioni drammatiche o si riacutizzano crisi già in corso (la più grave oggi è la Siria, ma negli ultimi cinque anni anche Sud Sudan, Yemen, Burundi, Ucraina, Repubblica Centrafricana, etc.); la tempestività con cui si riescono a trovare soluzioni per rifugiati e sfollati interni è andata diminuendo dalla fine della Guerra Fredda. Fino a 10 anni fa, alla fine del 2005, l’UNHCR registrava circa 6 persone costrette a fuggire dalla propria casa ogni minuto. Oggi questo numero è salito a 24 ogni minuto, quasi il doppio della frequenza del respiro di una persona adulta.

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