sabato 4 gennaio 2014

Gravity - La rappresentazione del vero cinematografico

La ricerca del vero nel cinema è una sorta di necessità che hanno sempre avuto registi e produttori. Da sempre il gioco bidimensionale-realistico, tridimensionale-vero ha reso il cinema un'arte potente e coinvolgente. André Bazin, uno dei più importanti critici cinematografici di tutti i tempi, basava le sue intuizioni proprio su questo dualismo insito nella pellicola. Così come la fotografia aveva reso l'arte figurativa pressoché inutile, così il cinema rendeva il teatro fittizio e degno di rappresentare porzioni di realtà, senza
appunto la pretesa di essere "reale". È questo il punto; spesso il cinema ha questa pretesa, ma la realizzazione e rappresentazione del reale è ben altra cosa; i documentari, i film storici, i film in costume sono solo una parte del problema. Lo stesso film in costume diventa nel corso del tempo storico, lo stesso film storico è condizionato dal costume dell'epoca in cui è girato. Il fenomeno è ben visibile quando parliamo di film di fantascienza. Non c'è bisogno di tornare a Meliès e al suo fantomatico viaggio sulla Luna, non è necessario neanche rispolverare le prime versioni di Star Trek o 2001 Odissea nello spazio per rendersi conto di come l'evoluzione tecnologica in tutti i campi renda la pellicola vecchia e affatto realistica. Ora il film "Gravity" di Alfonso Cuarón, ha la pretesa di essere un film iper realista e molte persone sono rimaste colpite dalla magnificenza delle immagini e delle innovative tecniche di ripresa, che sono certo apprezzabili e superbe (e costosissime), ma non fanno i conti con la preparazione degli spettatori. Se un semplice critico cinematografico ignorante in materie scientifiche (e se i consulenti scientifici di Cuarón non hanno fatto bene il loro compito) non si fanno i conti con gravi incongruenze. Fortunatamente il critico attento e colto si accorge immediatamente di errori grossolani che rendono il film un totale flop narrativo già dall'inizio. I detriti spaziali sono un problema, ma un vero problema! Non è possibile schivarli nello spazio! IMPOSSIBILE! Viaggiano a 10 km/s e nessuna persona avrebbe il tempo necessario nello spazio per vederli, rendersi conto di quello che sta avvenendo e schivarli. La tuta verrebbe danneggiata irrimediabilmente e fine del film! Non solo non si morirebbe per mancanza d'ossigeno, ma per intossicazione da CO2 molto prima. In effetti il film regge la sua trama su un escamotage cinematografico che non ha nulla a che vedere con l'iper realismo tanto ricercato nel film. I satelliti per le telecomunicazioni geostazionari che orbitano a 36.000 km non possono essere abbattuti dai detriti spaziali che si trovano a quote più basse! Non solo! Lo spostamento degli astronauti nello spazio non avviene come mostrato! Non ci si sposta nella spazio, non si fanno manovre, non si gira nel modo rappresentato! Si è soggetti alla gravità degli oggetti stessi e non è possibile scegliere direzioni alternative! Eppure bastava mettere dei piccoli razzi motore ai protagonisti per "tentare di ovviare" ad un altro grossolano errore che di realistico non ha nulla. L'addestramento di soli 6 mesi della Dr. Stone non è proponibile nella realtà! Servono molti anni! Le passeggiate spaziali non sono libere, si è sempre legati! Tutto è legato; gli astronauti hanno addirittura un cavo autoavvolgente che li ritrarrebbe nel caso di necessità. Inoltre i portelli per l'airlock non hanno MANIGLIE ESTERNE!!! Ma chi le apre nello spazio da fuori? Un marziano? Vengono aperti dall'interno con procedure adeguate altrimenti si depressurizza tutto! Infine, ma con quello che costano e con quanto sono scomode, ma secondo vuoi avrebbero lasciato una Soyuz così lì da sola? Non credo proprio! Allora viva il cinema e viva la fantasia, ma non spacciate opere appunto "fantastiche" come iper realistiche se non lo sono! E questo va ricordato ai critici cinematografici che si fanno prendere dal bello, dall'estetica delle immagini magnifiche, straordinarie che innegabilmente vanno giudicate tali, ma non possono offuscare la vista se si è VERI critici cinematografici e la trama non è solo un optional!
Marco Brama

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