Donna nuda seduta su divano osserva nuvola di fumo che si alza da un posacenere. Krims, Leslie |
Il 2014 conferma ormai il trend
negativo, iniziato nel 2003, delle vendite di sigarette in Italia. In quest’ultimo anno le
vendite legali sono crollate dell’8% rispetto all’anno precedente e riportando
le vendite ai livelli del ’90. In quegli anni però le diminuzioni delle vendite
legali erano compensate dai traffici di contrabbando. Oggi invece si tratta di
minori consumi effettivi, visto che i livelli delle vendite illegali di
sigarette sono molto diminuiti e l’Italia si profila come un paese di transito
dalle rotte ormai note, come Grecia, Ucraina, Romania, Montenegro ed Est Europa
in genere, verso i paesi del nord Europa. Se è vero che non è a rischio il
settore tabacco in Italia, che resta uno dei maggiori produttori mondiali vista la compensazione dovuta all’enorme
aumento dei fumatori nei paesi BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) è pur vero
che un minor consumo di prodotti del monopolio (solo in parte compensati dalla
moda delle sigarette rollate) porterà necessariamente al reperimento di tasse
da altri comparti primo tra tutti il gioco d’azzardo. Positivo è comunque il
fatto che gli italiani si stanno liberando dalla nicotina e dagli effetti
estremamente dannosi dovuti alla sua combustione nelle sigarette tradizionali.
Le sigarette elettroniche, importate dal 2001 dalla Cina, sono ormai utilizzate
da mezzo milione di italiani secondo i dati forniti al convegno "Sigaretta
elettronica: benefici e rischi per la salute e criteri di controllo"
organizzato all'Istituto Superiore di Sanità (Iss) da Accredia (l'Ente italiano
di accreditamento) col patrocinio del Ministero della Salute. La pericolosità
delle sigarette elettroniche non è a tutt’oggi stata definita. L’Italia è
in attesa di avere studi certi sulla tossicità e pericolosità e consente la
commercializzazione delle sigarette elettroniche con alcune prescrizioni ispirate
al principio di cautela come il divieto di vendita ai minori o quello di uso
nelle scuole. Poi però l'Agenzia delle Entrate ha adottato una norma (ora
sospesa dal Tar) dissuasiva, perché ha assoggettato anche le sigarette
elettroniche al 58,5% di accise come le sigarette convenzionali, provocando la
protesta del settore che minaccia 900 addetti in cassa integrazione e mette a
rischio complessivamente 5mila posti di lavoro.
Un
punto chiave è ovviamente la definizione del rischio reale delle sigarette
elettroniche per la salute. "Il rischio è risibile rispetto alle sigarette
convenzionali - dice Riccardo Polosa, clinico, medico e direttore della Lega
Anti Tabacco (Liaf) che ha realizzato il primo studio sulle sigarette
elettroniche. “Abbiamo esaminato il rischio relativo di tutti i prodotti del
tabacco, sigarette, narghilè, cerotti antifumo e sigarette elettroniche:
ebbene, se le sigarette normali hanno una rischiosità 100, le sigarette
elettroniche sono a 5. Si può anche decidere di far scendere il rischio a 2, ma
i costi per la realizzazione di tali sigarette con pericolosità così bassa sarebbero altissimi e farebbero aumentare il prezzo delle sigarette
elettroniche stesse tanto da avere l'effetto di dissuaderne il consumo e di non far
diminuire quello delle sigarette convenzionali. Sarebbe stato molto meglio non aumentare le
accise e attendere un paio d'anni per avere studi scientifici più sicuri.
Bisogna sempre tener presente che quel che conta è il rischio relativo, perchè
in natura non esiste il rischio zero: la nicotina c'è anche nelle
melanzane". Le difficoltà per i consumatori da queste incertezze normative
e fiscali sono state sottolineate da Massimiliano Dona, presidente dell'Unione
nazionale consumatori:"Il caso delle sigarette elettroniche - ha detto - è
un esempio di scuola di ciò che non si dovrebbe fare, anche perchè l'incertezza
scientifica, unita all'incertezza normativa lascia spazio ad interessi specifici come quello dello Stato che non
vuole rinunciare agli introiti delle tasse sul tabacco". Occorre dunque
intensificare la ricerca sulla pericolosità reale delle
sigarette elettroniche, come ha annunciato il presidente dell'Istituto
Superiore di Sanità Oleari: "Abbiamo avviato uno studio per approfondire la
reale pericolosità delle sigarette elettroniche". Si … ma io aggiungo, una volta che avranno
stabilito che fanno male cosa faranno? Voglio dire le sigarette tradizionali creano
altissima dipendenza e fanno malissimo, ma vengono vendute sul territorio
nazionale e per giunta dallo stato stesso! Non è forse vero che anche il vino fa male,
non è vero che anche il cibo dei McDonald’s fa male? Quindi? … cosa vogliono
dirci? Che mettendo un’etichetta con scritto “Fa morire” ci si lava la
coscienza e pace fatta? Bisognerebbe inserire piani di istruzione per i ragazzi
di tutte le scuole e non solo per mostrare i danni di tutte le dipendenze! Dal
cibo, dal gioco, dalla tv, dalle droghe, dall’alcol, da qualsiasi cosa invece
di farci soldi! … ma forse questa è un’alternativa non molto interessante
economicamente …
Ex fumatore
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